Cacciatori di etnia kazaka con aquile reali, Mongolia, tribù remote
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Exploration

Le 8 tribù più remote del mondo

Dalle giungle alle isole tropicali, vi presentiamo le etnie con le tradizioni più curiose
Di Red Bull Team
6 minuti di letturaPubblicato il
Sono nascoste negli angoli più profondi e oscuri della Terra, dalle foreste della Papua Nuova Guinea alle vaste e remote pianure dell’Africa, fino alle steppe della Siberia. Piccole tribù con tradizioni, usi e costumi decisamente anacronistici.
Benché indossino abiti tradizionali o utilizzino antichi metodi di caccia solo in occasioni speciali, non c’è alcun dubbio che le persone immortalate in queste immagini vivano secondo il loro vecchio stile di vita molto più della media dell’intero genere umano.
Guardate queste otto incredibili tribù indigene e cosa le rende uniche.

1. Huli, Papua Nuova Guinea

Uomini Huli, Papua Nuova Guinea

Uomini Huli, Papua Nuova Guinea

© Wolfgang Kaehler

Luogo: Tari Highlands, Papua Nuova Guinea
Gli incredibili cappelli degli uomini (“wigmen”, “uomini-parrucca”) della tribù Huli, composta da circa 140.000 unità, sono realizzati in realtà con i propri capelli. Gli indigeni li colorano e si dipingono la faccia di giallo per intimidire le tribù rivali, completando l’opera con un’ascia artigliata, un grembiule di foglie e una cintura di trecce. Tradizionalmente ballano una danza particolare imitando l’Uccello del paradiso, animale così importante per i papuani da essere presente persino nella bandiera nazionale.
Prospettive future: Mescolando con successo la vita moderna e quella tradizionale, molti indigeni ora indossano abiti occidentali e si sono aperti ai turisti stranieri. Un modo per mantenere viva la loro tradizione.

2. Dogon, Africa Occidentale

Arrampicatori sulla Falesia di Bandiagara, Mali

Arrampicatori sulla Falesia di Bandiagara, Mali

© Aurora Photos

Luogo: Mali, Africa Occidentale
Utilizzando corde fatte con la corteccia dei baobab, gli uomini di questa tribù scalano la celebre Falesia di Bandiagara – Patrimonio dell’Unesco dal 1989 – per raccogliere guano di piccione o di pipistrello che viene utilizzato e venduto come fertilizzante, o per trovare manufatti dell’antica civiltà dei Tellem che vengono venduti ai collezionisti. In tutto sono 400.000 indigeni sparsi in circa 700 piccoli villaggi arroccati lungo i 200 chilometri della formazione rocciosa.
Prospettive future: La tribù ha prosperato sui dollari dei turisti, ma i recenti disordini hanno ridotto il numero dei visitatori. Gli scarsi raccolti delle colture, inoltre, stanno rendendo la vita molto più difficile.

3. Gli “scheletri danzanti” Chimbu, Papa Nuova Guinea

Scheletri danzanti Chimbu, Papua Nuova Guinea, tribù remote

Scheletri danzanti Chimbu

© Getty Images

Luogo: Provincia di Chimbu, Papua Nuova Guinea
Può anche sembrarci un look quasi familiare, ma la “danza dello scheletro” di questa tribù ebbe origine per intimidire le tribù nemiche in una zona fortemente contesa e altamente territoriale. In realtà questa tribù è così remota che si conosce molto poco della loro vita. Si sa che vivono in un clima temperato in aspre valli montane tra i 1.600 e i 2.400 metri di altitudine, in case dove maschi e femmine vivono separati, ma unendo le rispettive famiglie.
Prospettive future: L’interazione con i turisti sta progredendo lentamente. La tribù accetta sempre più spesso di fare lo spettacolo della danza dello scheletro grazie alla mediazione di persone più integrate con il resto della comunità.

4. Nenet, Siberia

I pastori nomadi Nenet, Siberia, Penisola di Yamal, tribù remote

I pastori nomadi Nenet

© Getty Images

Luogo: Penisola di Yamal, Siberia
Questo gruppo di circa 10.000 nomadi è piuttosto coriaceo. Migra costantemente con 300.000 renne in un territorio di 1.100 chilometri quadrati, in pratica un’area grande quasi due volte la Francia, con temperature che scendono fino a 50 gradi sottozero. Gli uomini di questa tribù, unti con il sangue delle renne appena macellate, viaggiano su slitte in “carovane” che si estendono fino a otto chilometri di lunghezza. Dalla scoperta di riserve di petrolio e gas negli Anni ’70 del secolo scorso, si sono aperti al contatto con il mondo esterno.
Prospettive future: In controtendenza rispetto al trend di decrescita delle tribù nomadi, i Nenet si stanno adattando al cambiamento sociale, politico e naturale che li circonda.

5. Gli “uomini di fango” Asaro, Papua Nuova Guinea

“Uomini di fango” Asaro a Papua Nuova Guinea

“Uomini di fango” Asaro a Papua Nuova Guinea

© Danita Delimont/Getty Images

Luogo: Goroka, Papua Nuova Guinea
Questi “uomini di fango” non spiccano certamente per l’incarnato perfetto. Si coprono di fango perché convinti che li faccia apparire come spiriti. Un altro modo per terrorizzare le altre tribù indigene della zona. Presenti a Papua Nuova Guinea da oltre un millennio, ma isolati dal resto della civiltà, sono stati scoperti soltanto 75 anni fa.
Prospettive future: Oggi gli “uomini di fango” sono un’attrazione turistica e la tribù è diventata un simbolo nazionale.

6. Pastori Himba, Namibia

Donne della tribù Himba nel deserto

Donne della tribù Himba nel deserto

© Jimmy Nelson Pictures BV, www.beforethey.com

Luogo: Namibia, Africa
Tribù seminomade di pastori, gli Himba vivono sparsi in tutto il nordovest della Namibia e nell’Angola meridionale. Quando stanziano in un luogo, vivono in strutture tipiche costruite con fango e sterco. Fatto curioso, tengono acceso un fuoco ancestrale che brucia 24 ore al giorno per rendere omaggio al loro dio Mukuru. La ricchezza è misurata nel numero di bovini che si possiede, ma la dieta è composta per lo più da carne di capra.
Prospettive future: Secondo alcune stime, i membri della tribù oscillano tra le 20.000 e le 30.000 unità, ma sono costantemente minacciati dal nuovo sviluppo. Nonostante tutto, molti di loro mantengono uno stile di vita tradizionale.

7. Cacciatori kazaki con aquile reali, Mongolia

Cacciatori di etnia kazaka con aquile reali, Mongolia, tribù remote

Cacciatori di etnia kazaka con aquile reali

© Jimmy Nelson Pictures BV, www.beforethey.com

Luogo: Provincia di Bayan-Olgii, Mongolia
Usano le aquile per cacciare volpi, marmotte e lupi, e indossano le pellicce delle prede che catturano. La caccia con le aquile è un’antica tradizione per l'etnia kazaka che abita la regione mongola di Bayan-Ulghii. I ragazzi cominciano intorno ai tredici anni, quando dimostrano di poter reggere il peso di un’aquila reale. Popolazione seminomade, si è mossa dai Monti Altaj intorno al XIX secolo. Oggi la tribù è formata da circa 10.000 persone, ma i cacciatori con aquila reale sono rimasti solo in 250.
Prospettive future: Per tenere in vita questa tradizione, anche le donne stanno cominciando a imparare l’arte della caccia con le aquile reali.

8. Bayaka, Repubblica Centrafricana

Raccoglitori di miele Bayaka, Repubblica Centrafricana, tribù remote

Raccoglitori di miele Bayaka

© Getty Images

Luogo: Foresta pluviale sudoccidentale, Repubblica Centrafricana
Vivendo in pieno il “Jengi”, lo spirito della foresta, i pigmei Aya conoscono alla perfezione la fitoterapia, ma non sono “moderni”: utilizzano ancora la loro lingua e le antiche tradizioni di caccia. Sono formati da un insieme di tribù di questa zona remota dell’Africa che, tutte insieme, raggiungono il mezzo milione di unità. Gli anziani, tuttavia, si lamentano di non poter più insegnare le antiche tradizioni perché la foresta è in diminuzione e si sta assistendo a una progressiva desertificazione.
Prospettive future: Molte comunità pigmee hanno perso i loro tradizionali mezzi di sussistenza. A causa del forte disboscamento, infatti, sono stati costretti ad abbandonare la loro terra.
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