Kimi Raikkonen
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F1

Terruzzi racconta: Kimi Räikkönen

Kimi Raikkonen divide. Amori senza mezze misure contro perplessità in circolazione da anni.
Di Giorgio Terruzzi
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L’argomento è attuale e (sempre) scottante. Perché Kimi Raikkonen divide. Amori senza mezze misure contro perplessità in circolazione da anni. Lo dico subito, onde evitare inutili polemiche: penso si tratti di un talento eccelso. E, forse, qualche critica arriva proprio da questo assunto. Un ragazzo straordinariamente dotato, anche a detta di chi ha lavorato e lavora con lui. Il che ha prodotto e produce attese alte ma anche qualche delusione. Intanto stiamo parlando di un ragazzo sensibilissimo, altro che “Iceman”. Patisce e si emoziona, Kimi. Non mostra i propri sentimenti ma chi lo conosce non ha dubbi. La notazione è importante per leggere acuti e difficoltà, basti pensare al rapporto con la sua prima Ferrari, con Jean Todt molto portato a mettere sullo stesso piano Kimi e Massa; alla straordinaria reazione che ebbe dopo l’incidente proprio di Felipe in Ungheria nel 2009, quando l’intera squadra si strinse attorno a lui; al rendimento offerto con la Lotus in una condizione di bassa pressione e di massima attenzione da parte del team. Al contrario, la stagione scorsa, ad esempio, ha mostrato un pilota in imbarazzo, martellato sul piano psicologico da Alonso e quindi incapace di esprimersi liberamente in pista.
Sa entusiasmare. Ma arrivano anche giornate storte e buie. Il che, pensando proprio al talento di cui dispone, determina critiche più marcate.
Penso che Raikkonen possa essere quest’anno più veloce di Vettel. Ma deve applicare al suo fare un rendimento mentale, in primo luogo, costantemente smaltato. Per questo era importante il debutto australiano. Dove Kimi – trattandosi di un grande pilota e di un campione del mondo – ha girato forte in condizioni di “libertà” ma ha pagato subito nel rapporto con Sebastian. Quando poteva e forse doveva dare un immediato segno felice.
Conosco Kimi da molti anni. So benissimo quanto tolleri poco o niente noi tutti, giornalisti. Quanto sia allergico ai contatti fisici di ogni genere. Quanto poco gli importi dei tifosi, dell’autografo da firmare, eccetera eccetera. Credo piaccia a molti anche per questo. Anni fa, durante una intervista per Grand Prix gli domandai quale fosse il momento peggiore della stagione. Ero sicuro - matematicamente sicuro - che avrebbe risposto come rispose: “Questo”. Invece di tagliare domanda e risposta dall’intervista, mandai in onda il tutto, proprio per dare maggiore realismo e verità alla conversazione. Un gesto che si è rivelato un boomerang per me. Ogni volta che muovo un appunto, sembra che voglia vendicarmi di quella frase. E’ vero il contrario. Anche perché una intervista a Raikkonen produce ben poco altro. Non ha alcuna voglia di farle, le interviste, e risponde ai minimi termini. Il che lo rende simpatico persino a me – sinceramente – visto che evita di perdere e farci perdere tempo con banalità solite e trite.
[Video - Typical Kimi's Press Conference]
Piuttosto mi pare più sereno oggi, lontano da quei momenti di “bambola” conseguenti a serate non proprio in linea con la vita di un atleta (fatti suoi anche questi, lo dico da bevitore gaudente), anche se tutto ciò non mi impedisce di considerare Raikkonen spesso deludente. Non in quanto personaggio. In quanto pilota di prima classe. Se trattiamo Kimi da fenomeno, come talvolta ha dimostrato di essere, allora il bilancio non quadra. Perché sono molti gli elementi che possono incidere sulla prestazione. Carattere, come detto, condizioni psicologiche, condizioni tecniche. Raikkonen non si adatta a qualunque macchina. E quando non si adatta il suo rendimento ne risente in maniera persino eccessiva.
[Video - Kimi Räikkönen, la sfida sui tosaerba]
Quindi, sempre considerando Kimi come un grande pilota, mi pare giusto segnalare quando da grande pilota non si comporta. Capisco il tifo. Non la difesa a oltranza, qualunque cosa accada o venga detta. Raikkonen è un originale, è sincero, è fortissimo. Ma è anche discontinuo, appare perduto talvolta. Il che abbassa la media, per così dire. Rispetto a chi riesce ad andar forte sempre e comunque. In questo senso, proprio ora, ha una occasione decisiva. Perché Vettel, che gli somiglia nei difetti - piccoli o grandi che siano - può essere battuto. A patto che non lo lasci scappare subito, che non gli lasci tutto il campo libero. Nelle relazioni personali, nelle zone centrali della scena. Altrimenti potrebbero arrivare altri patimenti. Troppi, considerando il bilancio del 2014. E questo costituisce (dovrebbe costituire) un timore e una ammissione soprattutto per chi lo ama.