La concept car di Adrian Newey per il videogame GT4
© Polyphony Digital Inc. / Sony Computer Entertainment Inc.
F1

La F1 si interroga sugli abitacoli chiusi

La F1 cerca di continuo soluzioni per aumentare la sicurezza. Chiudere le macchine è una buona idea?
Di Red Bull Team
6 minuti di letturaPubblicato il
Dopo Austin, il mondiale di F1 torna in pista nel weekend in Messico, dove non si fermava dal 1992.
Con la lotta Mondiale, per piloti e costruttori, ormai chiusa, l’attenzione si sposta un pelo dalla pista per andare a posarsi su altri temi. Ad esempio, ancora una volta, quello della sicurezza, in uno sport che quest’anno ha vissuto il lutto di Jules Bianchi (per un incidente accaduto a fine 2014, ma cambia poco, nulla).
Altri incidenti gravi, il campionato 2105 non ne ha offerti, per fortuna. A vedersi, il più spaventoso e potenzialemente pericoloso per i piloti è stato forse quello tra Alonso e Raikkonen in Austria. In compenso, ci ha lasciati il pilota britannico Justin Wilson, protagonista di un altro campionato a ruote scoperte, l’IndyCar. Una tragedia che ha riportato all’ordine del giorno, tra gli appassionati del motorsport, la questione degli abitacoli chiusi sulle monoposto a ruote scoperte.
Wilson è stato colpito alla testa da un pezzo dell’auto di Sage Karam nelle fasi finali della SBC Supply 500, sulla pista di Pocono.
Dopo questo incidente, che segue appunto altri simili in anni recenti (Henry Surtees e quello, anch’esso a rischio tragedia, di Felipe Massa, mentre il caso di Jules Bianchi ha avuto comunque una dinamica diversa), era inevitabile che i responsabili dei campionati di monoposto a ruote scoperte, a cominciare dalla F1, tornassero a interrogarsi sul tema della sicurezza, in particolare in relazioni ai traumi cranici Servono soluzioni, in cerca di una maggior sicurezza? E in caso quali? L’abbiamo chiesto ad alcuni addetti ai lavori

James Allen, telecronista F1 BBC

L’introduzione dei pilastri di protezione frontali sembra inevitabile
La protezione degli abitacoli è l’ultima frontiera nella gare a ruote scoperte. Come altro proteggere i piloti da ruote volanti o detriti? E’ una tema su cui FIA, team e piloti si sono scornati a lungo. C’è stato Massa colpito da una molla, poi Surtees da una ruota, e ora Wilson centrato da un pezzo di carrozzeria. Le morti di Surtees e WIlson avrebbero potuto essere evitate con qualche protezione dell’abitacolo, ma ad esempio la molla di Massa forse sarebbe passata lo stesso anche con dei pilastri frontali. Per non parlare del caso Bianchi, in cui la presenza di tettucci o pilastri nulla avrebbe potuto fare per salvare il pilota, e anzi forse avrebbe solo complicato le operazioni di soccorso.
Questa è la difficoltà: da quali oggetti bisogna difendersi? In pista può succedere, e volare, davvero di tutto.
L’opzione di un tettuccio, tipo aereo da caccia, ha un numero crescente di sostenitori nel mondo della F1. Che sia questa, o che sia l’ipotesi di piccoli pilastri di protezione frontali, sembra inevitabile che qualcosa nel futuro prossimo verrà fatto. Ma è un tema davvero delicato perché sono in ballo non solo l’estetica delle auto, che sarebbe il meno, ma anche la visibilità del pilota, per cui bisogna pensare bene alla soluzione migliore.
La concept car di Adrian Newey per il videogame GT4

Il concept di Adrian Newey per il videogame GT4

© Polyphony Digital Inc. / Sony Computer Entertainment Inc.

David Addison, commentatore F1

Nemmeno gli abitacoli chiusi eviterebbero del tutto la possibilità di incidenti tragici.
Il tradizionalista che è in me pensa che le monoposto debbano avere un abitacolo aperto - sono sempre state così, e sempre lo saranno. Se teniamo conto di quanti campionati di monoposto scoperte esistono in giro per il mondo, il numero di incidenti fatali è relativamente basso rispetto al numero di gare che si corrono, per cui bisogna innanzi tutto mettere le cose in prospettiva.
Di incidenti mortali o comunque molto gravi ce ne sono, è vero. Ma gli abitacoli chiusi sono la risposta? Potenzialmente potrebbero ridurre parecchio i rischi di traumi cranici, ma non eliminerebbero le possiblità di altre lesioni altrettanto gravi. Se la gente pensa che l’adozione di quel tipo di abitacoli possa significare la scomparsa di incidenti con gravi conseguenze, o di decessi, nel mondo del motorsport, credo rimarrebbe ben presto delusa. Nella maggior parte degli incidenti, è questione di fatalità, spesso questione di centimetri: non credo esistano soluzioni definitive.
La concept car Halo disegnata da Giorgio Piola per Mercedes

La 'Halo' disegnata da Giorgio Piola per Mercedes

© Giorgio Piola

Stephen Bayley, guru del design

I tettucci sterilizzerebbero ulteriormente uno sport che è già stato molto snaturato
Il motorsport è pericoloso. E anche se ovviamente nessuno vuole rassegnarsi alle fatalità, il pericolo rimane un fattore essenziale. Se non fosse pericoloso, chiunque potrebbe fare il pilota. Non so quanto sia popolare quello che sto per dire, ma lo dico: il motorsport per sua natura deve essere letale, rumoroso, irrazionale, costoso e irresponsabile. Ernest hemingway diceva che gli unici veri sport sono quelli che possono ucciderti - gli altri per lui erano solo passatempi. Le gare di auto o moto, la corrida e la scalata hanno in comune un che di nobile, che incute rispetto. Ma questa nobiltà, il fascino e il prestigio della F1 sono in declino ormai da anni.
Tazio Nuvolari una volta parlando con Giuseppe Farina disse che in pista bisogna ballare insieme alla propria monoposto - e se guardate le immagini di quegli anni potete proprio vedere l’intero busto dei piloti che si muove insieme all’auto. Oggi, siamo fortunati se ogni tanto vediamo un accenno di movimento della testa di Hamilton.
I tettucci non farebbero altro che togliere ulteriore fascino a uno sport che è già stato sterilizzato, sedato, burocratizzato e insomma profondamente snaturato.
La visione di Andries van Overbeeke per la Mclaren del futuro

La visione di Andries van Overbeeke per la Mclaren

© Andries van Overbeeke

Matt Parry, pilota di GP3

Il motorsport è pericoloso - lo è sempre stato e sempre lo sarà.
Da pilota, non pensi mai al fattore pericolo. Per me personalmente, guidare monoposto scoperte a ruote scoperte fa parte del fascino della F1 e di altri campionati analoghi.
Ovviamente, con i casi di Felipe Massa, qualche anno fa, Jules Bianchi e Justin Wilson, comprendo il motivo e anche la necessità di una discussione. Ma le soluzioni? Siamo lontani.Ho visto in giro per il web alcune delle ipotesi di protezione dell’abitacolo, e molte mi sembrano davvero inverosimili - in alcuni casi la sensazione è che la visuale del pilota sia completamente bloccata, o comunque compromessa!
Il motorsport è pericoloso. Lo è sempre stato, e sempre lo sarà. E soluzioni semplici non ce ne sono. Visto che molti stanno sviluppando progetti di auto senza conducente, magari si arriverà presto a correre anche in pista senza più piloti. Sono aperto a tutte le idee, il tema è al centro delle discussioni di appassionati e addetti ai lavori ormai da mesi, ma è importante imboccare la strada giusta per non rischiare che la medicina faccia più male della malattia. Non ci resta che aspettare e vedere che farà la Fia.