MotoGP

Guarda, all'orizzonte si vede il nuovo Marquez

Si chiama Fabio Quartararo, ha solo 14 anni, ma in pista è già un diavolo
Di Red Bull Team
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Fabio Quartararo CEV Moto3

Fabio Quartararo - Wild Wolfe Racing Team

© motogp.com

Si chiama Fabio Quartararo, ma per sfortuna nostra e del derelitto mondo del motorsport italiano l'accento, sia nel nome che nel cognome, cade sull'ultima vocale. Incredibile ma vero, non è neanche spagnolo, a dispetto del soprannome El Diablo conquistato in pista. Fabiò Quartararò ha infatti evidenti origini italiane, corre nella penisola iberica, ma è nato in Francia, a Nizza, nel 1999. Ed è il nome che dovete imparare a pronunciare se, per qualche strano motivo, vi state già chiedendo chi potrà essere l'erede di Marc Marquez, l'uomo, o meglio il ragazzo, che promette di segnare indelebilmente la storia della MotoGP nella prossima decade.
Sì ok, è molto presto per certi discorsi. La storia dello sport ci ha insegnato quanto sia difficile il passaggio da giovane promessa a realtà affermata a campione tout court. Ma da una settimana, il nome di Fabio corre veloce sulla bocca degli addetti ai lavori. Da quando, a sorpresa, ha conquistato il titolo in Moto3 nel campionato spagnolo di velocità (FIM CEV Repsol), da anni ormai principale anticamera per i piloti di tutto il mondo che sognano il Motomondiale.
Inutile dire che è il più giovane di sempre, a riuscire nell'impresa. Anche perché era in assoluto il più giovane in gara nel CEV, in questo 2013. E visto che forse ve lo state chiedendo, si potrebbe aggiungere che alla sua età, nel 2007, Marc Marquez fu solo ottavo nell'equivalente campionato 125cc del CEV.
Fabio Quartararo CEV Moto3 Jerez podio

Fabio Quartararo sul podio a Jerez

© motogp.com

Giocando sulle analogie, va invece detto che Quartararo, come Marquez, ha conquistato il titolo nella stagione di esordio nel CEV, e all'ultima gara. Anzi praticamente all'ultima curva. Al termine di una rimonta che ha del clamoroso. Alla vigilia del penultimo appuntamento, a Valencia, era addirittura ottavo in classifica, ma la vittoria nelle due gare sul circuito Ricardo Tormo gli ha permesso di risalire posizioni e di presentarsi all'ultima gara, a Jerez, con qualche remota possibilità di vincere il campionato.
Conquistata la pole, Fabio ha battagliato con gli avversari nel primo giro, per poi prendere il comando e andare in fuga già dal secondo. Serviva la fortuna, è arrivata puntuale, e son segnali da non sottovalutare quando si parla di predestinati. Una caduta ha messo fuori gioco, già al terzo giro, l'ottima Maria Herrera, che era in testa al campionato. Poi al giro 9 un guaio meccanico ha tagliato fuori Alejandro Medina, cui bastava il secondo posto per aggiudicarsi il titolo. Fabio ha continuato la sua volata solitaria, ha tagliato il traguardo per primo, e solo nel giro di ricognizione ha scoperto, dal rivale Marcos Ramirez (alla fine secondo in classifica con 1 solo punto di distacco), di essere diventato campione.
E ora? Ora niente, per il momento, perché El Diablo è ancora troppo giovane per fare il grande salto nel Mondiale, e l'anno prossimo dovrà quindi "accontentarsi" di un'altra stagione nel CEV. In realtà sarebbe forse già pronto, per la Moto3. Lo dicono gli esperti e lo dicono anche i tempi: il giro in 1'47.10 che gli ha dato la pole a Jerez lo avrebbe messo alle spalle del solo Alex Rins nel Gran Premio di Moto3 corso su quella pista lo scorso maggio. Ma in fondo che fretta c'è? Meglio godersi il momento, meglio godersi questa prima, importante premiazione della carriera. Con due cerimonieri d'eccezione a incoronarlo sul podio: Dani Pedrosa e Marc Marquez. Già, proprio Marquez. Una prima prova di passaggi di consegne? Ma no che è troppo presto. Anche se laggiù, in fondo in fondo, all'orizzonte…