Musica
10 e lode: Splendida ossessione Kaytranada
La vita del producer di Montreal in 10 passaggi, per arrivare al 99,9% del suo, prossimo, album.
Di Francesco Abazia
11 minuti di letturaPublished on
Kaytranada a NY
Kaytranada a NY© Roger Kisby
È difficile individuare il momento esatto in cui Kaytranada sia diventato una star. Tutto è successo molto in fretta, se si pensa che le sue prime cose, i primi edit, sono affiorati online quattro anni fa, quando ancora si chiamava Kaytradamus, un nome che poi ha cambiato perché, «Lunice (metà dell’ex duo TNGHT mi aveva detto che somigliava troppo ad altri DJ». La storia di Kaytranada è infatti quella di un ragazzino che ad un certo punto della sua vita ha scoperto un talento tanto spontaneo quanto incredibile per la musica. Un talento che viene realmente dal nulla, da nessuno studio, da nessuna predisposizione genetica, né nessuna infanzia immersa nei dischi. Kaytanada è stato piuttosto colpito da un fulmine ritmico all’età di 15 anni, quando il fratellino gli ha mostrato per la prima volta una schermata di Fruity Loops.

Contatto

“If” è un brano di Janet Jackson del 1993. Fa parte del suo quinto album, ma in un certo senso segna la nascita di una nuova Janet che, al fianco dei prodi Jimmy Jam e Terry Lewis, firma con quel singolo «una release sulla fantasia. Ho sempre avuto quei sentimenti (poi espressi nella traccia)… è il mio momento di esprimerli!».
Nel 1993 Kaytranada ancora non esisteva. Un anno prima era nato Louis Kevin Celestine, nell’agosto del ’92, e solo dopo pochi mesi passati sulle spiaggie di Port-au-Prince, aveva fatto le valigia e con il resto della famiglia si era spostato nei sobborghi di Montreal. Un remix particolarmente fortunato di “If” è stata probabilmente la prima traccia che abbia mai ascoltato di questo giovanissimo producer (parliamo di 3 anni fa) che si inseriva perfettamente in un momento in cui l’R&B di rimando invadeva la mia vita. Allo stesso modo Kaytranada comincia a diventare un fenomeno di Soundcloud, pubblica in rapida successione una serie di remix, re-edit che circolano all’impazzata su Internet e sui portali musicali: da “ Lady” di Modjo a “Be Your Girl” di Teedra Moses, in un lasso temporale piccolissimo Kaytranada sembra già essersi creato una sua identità.

Processo creativo

(1) Per meglio esplicitare: chi ha messo gli occhi addosso a Kaytranada – in realtà mezzo mondo – è convinto di aver trovato il modo per rendere monetizzabile il surreale senso del ritmo con sui Kay è nato. Nel 2014 arriva la firma con la XL, la storica etichetta indipendente londinese che cura i lavori di Adele, Gil-Scott Heron, Basement Jaxx, solo per citare i primi tre nomi che mi vengono in mente. Il contratto parla inizialmente di un disco (presumiblmente un EP) che il producer canadese dovrà rilasciare sotto XL. A quel punto però succede una cosa a tratti preventivabile, ma che stravolge la vita di Kevin. Come ha raccontato a The Fader, nel corso di un recentissimo e molto toccante ritratto (da cui sarà necessario estrapolare più parti) scritto da Alex Frank, Kaytranada non riesce praticamente a mettere mano al suo disco impegnato com’è a girare in tour.
Kevin Celestin
Kevin Celestin© [unknown]
(2) Tutti infatti vogliono un pezzetto del Kaytranada DJ, quello che nei suoi set riesce ad amalgamare impercettibilmente pop, soul e hip hop, dando vita a flussi che non scadono mai nel banale e che si poggiano anche sulla valanga di sconosciuti producers che Kaytranada ha scoperto dalla sua cameretta a Montreal semplicemente navigando su Soundcloud. Se c’è un aspetto che infatti ha condizionato quell’ascesa folgorante di cui parlavamo questo è legato sicuramente al forza con cui Kaytranada si è tirato via dalla “generazione Soundcloud” dei vari Ta-ku, della Soulection, la cui crescita si è forse un po’ ancorata alle migliaia di beat et similia pubblicati sul web.
Se il nome di Kaytranada ha invece cominciato a farsi apprezzare al grande pubblico (con uno stile che resta comunque sempre lo stesso) è anche quindi grazie a quei tour, alle aperture per i concerti di Madonna. C’è anche un altro vantaggio che Kaytranada riceve da questi tour: guadagna, tanto. Un aspetto da tenere ben in considerazione quando vieni da una famiglia di emigranti, che ha dovuto combattere per farsi accettare in un contesto metropolitano.

J Dilla changed (also) his life

(1) Quando parla della sua musica Kevin - che intanto ha pubblicato un EP con la Bromance di Brodinski, un EP che suona house da qualsiasi parte lo si guardi – ha le idee molto precise. Il suo sogno, la cosa che più gli piace fare è produrre strumentali per i rapper. Gli piace accontentare le loro esigenze, ottenendo, di contro, assoluta versatilità da coloro con i quali collabora. La lista è lunga, va da Goldlink ( a cui K regala la magnifica strumentale per “ Sober Toughts” a Freddie Gibbs fino ai recenti lavori con Rejie Snow e Wiki, ma comincia nello stesso seminterrato del monotono quartiere di Saint-Heupert, Montreal, dove Kay ancora vive insieme alla cattolicissima (tenete per un attimo a mente) madre, sorella maggiore e soprattutto Louis Philippe, suo fratello, a cui da piccolo metteva i pezzi per rappare e che con lui forma i The Celestines, che rilasciano un buon EP nel 2014, spinto soprattutto dall’onda lunga del successo di Kay. In uno di quei lavori “Charles Barkley”, viene prepotentemente fuori uno degli elementi distintivi del suo suono: le batterie. Batterie che suonano in maniera così ritmica, così corale, che non possono far altro che tornare in mente quelle di un altro uomo che, presa in mano una macchinetta quasi per caso, non ha più smesso di suonarle.
(2) Quell’uomo è ovviamente J Dilla, ma le batterie – come si può intuire – non sono l’unico lascito di Dilla per Kay. C’è l’intera idea di sperimentare elettronica e hip hop, di farlo con quel velo di pop glamourizzato che rende scintillante il suono. Lo stesso Kay ha detto di malsopportare la sua catalogazione ad artista house, lui che dall’hip hop veniva e nell’hip hop voleva andare. Di Dilla c’è anche il rapporto con il fratello, c’è il nome del loro gruppo (The Celestines v Yancey Brothers) e c’è quella voglia ancora ben celata di rappare, «vorrei farlo, come l’ha fatto lui e come l’ha fatto Madlib. I Jaylib se ne sono fregati di critica e stile e l’hanno fatto alla loro maniera. Ma credo che il mondo non sia ancora pronto alle mie liriche, nessuno capirebbe», ha detto una volta. Sembra di sentire un Dilla più emotivo, più insicuro. Come Dilla, Kaytranada sembra estraniarsi da il suono mainstream (una volta parlando di trap ha detto,
« don’t know, its getting kind of weird. I don’t hate the musicians who make trap but I think the fans are getting annoying and corny only waiting for a drop or saying “its a trap”. I don’t think its trap, it supposed to be a sub genre for hip hop.»

Uniqueness

(1) Kaytranada non ha alcun tipo di remora ad ammettere di star facendo qualcosa di unico, e nessuna paura ad etichettarsi da solo come artista up-tempo neo soul (mentre il fratello ha definito il suo nuovo album tropical black music), dove in questa definizione ci ritrova «a genre of music that you want to vibe and kick back to, it makes you feel some way, I’m trying to bring that ish back, so calling this ‘up-tempo neo-soul’ is about trying to fill a gap of something that I think was rare in music.». Non ha soprpreso nessuno quindi, il momento in cui Kevin è venuto finalmente in contatto con due degli artisti che maggiormente possono identificarsi in quella corrente (dopo che D’Angelo l’ha snobbata a favore di un po’ generico “black Music”): The Internet e Anderson . Paak. Per i primi ha prodotto uno dei singoli più belli di “Ego Death”, gran album infatti finito candidato ai Grammy’s.
(2) Per il secondo invece ha messo le mani su “Lite Weight” estratto dal sorprendente "Malibu". La simbiosi con Paak è stata così totale che Kaytranada l’ha voluto anche nel suo di disco, che è adesso ad un passo dal completarsi. “Glowed Up” è stato infatti solo l’ultimo estratto da "99,9%", “long-awaited” (come dicono loro) studio album del 23enne da Montreal. In un impeto di gioia mi son ritrovato a scrivere sulla mia pagina Facebook di come i due fossero 100% compatibili, quasi l’uno la cartina tornasole dell’altro – oltre a somigliarsi vagamente fisicamente. L’atmosfera rarefatta del video, le chill vibration emesse sono l’ennesimo bugliettino da visita di un produttore capace di far qualsiasi cosa , di adattarsi in qualsiasi modo alla voce dei suoi collaboratori (ancora una volta sarebbe necessario citare Dilla).
E si inseriscono perfettamente in questa originalità le collaborazioni con l’eccentrica artista colombiana Kali Uchis (recenetemente vista anche collaborare con Tyler, The Creator) o con la songwriter di Portlad Reeva DeVito. In un altro dei singoli che faranno poi parte di “99,9%”, ma originariamente pensati per “So Bad..” l’EP di cui parlavamo per la XL, Kaytranada produce una giovane cantante di Montrela, Shay Lia, in “Leave Me Alone”, pezzo dal sapore Disclosure – a cui pure è stato accostato dopo un remix di “ January” – che lui descrive come talmente originale da non saper spiegare.

Hip hop is (not) dead

(1) Se volessimo tentare di collegare tutti i piccoli puntini che Kaytranada ha visto e provato a unire nella carriera di Dilla, questo pezzo si trasformerebbe in qualcosa di più simile ad saggio. Possiamo però testare di una delle più eclatanti: il coinvolgimento di Kareeem Riggins. Fenomenale batterista jazz, Riggins ha lavorato con Madlib alla realizzazione di "Yesterday Universe", ma prima ancora con Kanye West, Talib Kweli (anche Kay l’ha fatto, in un solido pezzo “Butterfly”), gli Slum Village e…si, J Dilla. In queste ore in cui scrivo Kobe Bryant si sta ritirando dall’attività agonistica. Mi sentirei di fare un paragone, che assomiglia pure ad un augurio, a Kaytranada, nel dire che l’ossessione che Kobe ha messo nell’imitare Michael Jordan può essere paragonata al modo in cui Kaytranada si ispira a Dilla.
D’altronde il suo mondo è sempre stato l’hip hop, ha sempre voluto che fosse l’hip hop. Il primo rapper ha capirlo è stato Vic Mensa, che sarà anche lui nel suo album e con il quale ha condiviso più di un pezzo. Nei Red Bull Muisic Studio di New York invece si è recato per produrre una traccia dall’ultimo disco dei Mobb Deep, in una specie di sogno ad occhi aperti per un ragazzino cresciuto povero, che a volte non pranzava a scuola per permettersi un videogame o qualche disco. L’infanzia di Kay è stata sì felice, ma non facile. Il divorzio dei suoi genitori, avvenuto proprio quando lui ha incontrato la musica, ha stravolto la sua famiglia, ed è il principale motivo dell’attuale residenza nella casa materna.
(2) Ma lo è stata anche perché strascorsa in un ambiente in cui, seppur da lui amato, si è trovato costantemente a contatto con la misoginia, con l’omofobia latente e non dell’hip hop degli anni ’00. In un passaggio incredibilmente toccante del ritratto di Frank, Kevin racconta il momento della coming out della sua omossessualità ai suoi genitori, preoccupato dalla possibile reazione della cattolicissima madre (che sempre nello stesso pezzo commenta il talento del figlio come un “miracolo”) e del molto tradizionale padre, dopo che già a 16 anni gli aveva confessato d’essere bisessuale.
Nonostante gli eccezzionali passi avanti degli ultimi anni (grazie a che a gente come Syd dei The Internet), soprattutto a firma Frank Ocean, soprattutto grazie al Queer Rap, la vita di un omosessuale nell' hip hop continua a non essere la più semplice. Kaytranada però ha proseguito per la sua strada, che una volta, circa due anni fa, passava anche da un bellissimo mixato "Hip hop is dead”, dove si faceva il verso ad una credenza che per troppi anni aleggiava in USA e non solo (nata dalla provocazione di Nas.)
L’hip hop è vivissimo, lo è nelle fresche produzioni di Kaytranada in "Drive Me Crazy", nella malinconica strumentale consegnata a Wiki per "3 stories", e lo sarà finché qualcuno come Kaytranada continuerà ad avere voglia di non isolarlo e di mescolarlo con la passione per gli anni ’80, con il teen-pop («mi piacerebbe lavorare con Justin Bieber», ha detto una volta) e trasmettere ogni volta emozioni nuove. Finchè un ragazzo di 23 anni, girando il mondo da star arrivando ad essere quasi depresso per la solitudine, ritroverà serenità nel sedersi davanti alle sue macchine a produrre, essenzialmente, della buona musica.
«When the album comes out, I swear I’m gonna be everywhere. I’m gonna be, like, not just staying here in this basement making beats all the time,” he says. “I’ll be like a fucking bird from the nest, just fucking flying away to be free» via The Fader
Musica

Storie più popolari

Mostra tutto
Mostra tutto