Assassin's Creed Syndicate Recensione 06
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Assassin's Creed Syndicate - La strana coppia

È la Londra vittoriana il teatro della guerra contro i Templari: tra carrozze, treni e... rampini!
Di Icilio "Kaltmond" Bellanima
9 minuti di letturaPublished on
Nuovo anno, nuovo Assassin's Creed, una serie che si affaccia ogni autunno con la stessa frequenza di un FIFA o un PES. Ma nei titoli di Ubisoft non c'è il solito rettangolo verde, o i soliti spalti: il campo di battaglia è decisamente più vasto, a tratti immenso, un angolo di mondo sempre diverso, sempre vivo e pulsante, ricco di misteri, di missioni, di insidie da soffocare con lo scatto rapido e silenzioso di una lama celata e molto affilata.
Unity, l'episodio dello scorso anno, avrebbe dovuto rappresentare la svolta, essendo il primo totalmente next-gen, pronto ad offrire un comparto multiplayer potenzialmente rivoluzionario per la serie, e talmente tosto dal punto di vista tecnico, da sopportare un intero popolo, quello francese, in perenne tumulto, giorno e notte, a mettere a soqquadro le strade di una Parigi devastata dalla corruzione, dall'odio e dalle ghigliottine... oltre che dai bug.
Funestato da problemi tecnici di varia natura, ha rappresentato per il colosso francese una brutta macchia sul curriculum, da spazzare via con un bel colpo di spugna, chiamato Assassin's Creed Syndicate.
Assassin's Creed Syndicate Recensione 01

I Rooks alla conquista di Londra!

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La missione di Syndicate, insomma, non è semplice: trasformare la scampagnata parigina in un brutto ricordo, e ricordare ai fan e ai detrattori che la serie, nonostante la “vecchiaia” e l'inevitabile calo qualitativo fisiologico dopo tanti, forse troppi anni e capitoli, è disposta a mantenere il suo posto sull'Olimpo del gaming ancora a lungo. Il tutto a suon di novità, alcune minori, altre ben più evidenti e riuscite. Il risultato? Un bell'episodio senza dubbio, ma i fasti dell'amato Ezio Auditore sono belli che lontani.
Eccovi però 5 buoni motivi per dare una possibilità a questo assassino stanco, ma ancora affamato e con tante storie da raccontare.

Blood Brothers

Una delle novità più fresche e gradite di Assassin's Creed Syndicate è sicuramente il, anzi, i protagonisti: un duo, due fratelli, Jacob ed Evie Frye, assassini di periferia che invadono con il loro entusiasmo una Londra in continuo cambiamento, capitale del mondo e motore di un'altra rivoluzione, dopo quella francese, ovvero quella industriale, punto di svolta per l'Europa e non solo. I soprusi nei confronti dei più poveri, lo strapotere dei ricchi, lo sfruttamento di ogni anello debole di una catena destinata a spezzarsi, il simbolo dell'innocenza, i bambini: gli ingredienti per un mix esplosivo ci sono tutti, con gli immancabili Templari nei panni dei cattivi, e i due giovani e ribelli assassini a guidare la resistenza contro Crawford Starrick, spietato dominatore occulto della metropoli inglese.
Due personalità ben distinte, due diverse attitudini che si rispecchiano in approcci ben distinti, ma anche due missioni paralelle che si intrecciano e si alternano tra di loro, a volte a discrezione del giocatore, altre no: Jacob, burbero e brutale, è un combattente formidabile, impegnato a guidare una gang, i Rooks, alla conquista della città, mentre Evie, silenziosa ma letale, è un'ode in carne ed ossa allo stealth, tra passi felpati, agili voli e strategie sopraffine, alla disperata ricerca di uno dei famigerati Frutti dell'Eden (noti agli amanti della saga). Differenze rese tali dalle skill “personali” collocate ai punti più alti degli alberi di abilità, che scandiranno la progressione e il potenziamento dei due eroi, ma anche dagli stessi compiti, in alcuni casi affrontabili da entrambi, altri palesemente strutturati in modo da sfruttare il carattere dell'uno e l'altro.
Un duo insospettabile, pronto a battibeccarsi anche nei momenti meno opportuni, un duello di personalità che dona un tocco di brio ad una trama sin troppo classica, ma curata fino allo sfinimento, nel tentativo (riuscito) di incastrare elementi genuinamente storici (figure illustri come due celebri Charles, Dickens e Darwin) e quelli di sana pianta. Buon l'idea di trasformare le sempre più discutibili sequenze moderne in brevi e semplici video: niente più brusche interruzioni, più coerenza dal punto di vista del gameplay e dell'atmosfera, ma resta sempre l'impressione che si tratti solamente di riempitivi.
Assassin's Creed Syndicate Recensione 02

Preparatevi ad epici scontri sui tetti dei treni

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London Calling

Come da tradizione della serie, a rivestire un ruolo da co-protagonista è l'ambientazione, e questa Londra della seconda metà dell'800, in piena rivoluzione industriale, vittoriana, fumosa, intrisa di pioggia e sangue, è una delle punte di diamante della produzione. Il Tamigi divorato, come un'autostrada moderna, da navi cariche di merci pronte ad invadere mezzo mondo, o provenienti da mete esotiche e ricche di fascino; la netta divisione tra ricchi e poveri inghiottiti dalla miseria e dai turni massacranti in fabbrica, evidente soprattutto passando da un quartiere all'altro, dal popolare e misero Whitechapel, all'opulento e sfarzoso Westminister; i punti di riferimento ben visibili nella vasta mappa, incluso quel Big Ben, ormai simbolo della capitale inglese, interamente scalabile nella sua immensa altezza, oltre a cattedrali, ponti e al Parlamento. Ogni elemento è un tassello che compone un ricco e colorato affresco, dipinto con i colori dell'autunno, dal blu all'arancione, al grigio di un cielo bagnato da pioggia fitta e perenne, al giallo di un pallido sole nascosto dalle nuvole, e dalle nubi delle industrie che producono e fagocitano artigiani ed operai. E i bassifondi con i suoi abitanti poco raccomandabili, e le gang sempre intente a darsele di santa ragione con i poliziotti, e le strutture tutte posizionate al punto giusto, per dar sfogo alla propria vena di parkourer, saltando con agilità felina fino al prossimo obiettivo.
Non è la Firenze di Ezio Auditore, né la Parigi all'ombra della cattedrale di Notre Dame, ma la Londra di Assassin's Creed Syndicate (decisamente meno cupa di quella "neo-vittoriana" di The Order 1886) ha fascino ed atmosfera da vendere.
Assassin's Creed Syndicate Recensione 03

Uno degli splendidi scorci della Londra del 1868

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Just BatCreed

Le invenzioni mirabolanti e decisamente avanti coi tempi non sono mai mancate negli Assassin's Creed, e alla base della “rivoluzione” del gameplay di Assassin's Creed Syndicate c'è indubbiamente lui, il rampino, una delle numerose influenze esterne (di cui vi parleremo a breve). Apprezzatissimo nella serie Just Cause (centralissimo nell'imminente terzo capitolo) e in Batman: Arkham Knight, è uno strumento dannatamente utile, e se non fosse per la sua natura “tecnologica”, c'è da chiedersi perché lo abbiano inserirlo solo ora. Nel suo essere rudimentale e sicuramente più lento rispetto alle sue futuristiche muse, è perfetto per gli alti edifici di Londra, ed oltre a semplificare la vita al giocatore, offrendogli una delle tante alternative al classico (ma inevitabilmente lento) parkour e alle infinite arrampicate e permettendogli di muoversi con estrema agilità e velocità da un punto all'altro della città, rappresenta anche un utile diversivo, tanto nella fuga, quanto nell'approccio agli avversari, creando dei punti sopraelevati dai quali fiondarsi come un avvoltoio sulla prossima ed ignara preda. Lo troverete molto presto e ve ne innamorerete da subito, anche per la cura con la quale il team ha replicato il movimento macchinoso (ma sensato), così come il meccanismo che lo regola, e come detto, tornando agli altri capitoli della serie, ne sentirete la mancanza in un batter d'occhio.
Assassin's Creed Syndicate Recensione 04

Speronare o assaltare le carrozze nemiche?

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Un gran bel calderone

Le influenze esterne di Assassin's Creed Syndicate non si fermano però al solo rampino: il team ha infatti preso in prestito tanti elementi dal meglio del gaming moderno, in un mix convincente e fresco, seppur con qualche incertezza. C'è un po' di GTA nelle carrozze, i primi veri veicoli della serie con i quali sfrecciare nelle larghe strade di Londra, dal respiro ben più ampio rispetto ai viottoli di Parigi strapieni di cittadini infuriati: poliziotti di ronda, membri dei Rooks pronti ad offrirci un passaggio, gang rivali e comuni londinesi indaffarati nelle loro commissioni, ai quali potrete chiedere in prestito un passaggio, con le buone o con le cattive, oppure il tettino della carrozza, giusto per qualche scazzottata improvvisata. C'è un po' di Batman, grazie ad un combat system lievemente rinnovato, decisamente più lento e ponderato, ma non per questo meno coreografico, tra schivate, proiettili sparati a bruciapelo, difese da abbattere, contrattacchi da eseguire al secondo e finishing move esaltanti. Peccato che i nemici, come da sgradevole tradizione, tendano ancora una volta ad aspettare il loro turno per farsi corcare di mazzate...
C'è anche un po' di Hitman, in missioni speciali davvero splendide e stimolanti: oltre ai classici omicidi risolvibili in pochi minuti, avrete infatti la possibilità di imbarcarvi in vere e proprie operazioni ad alto tasso strategico ed adrenalinico, nel tentativo di sbloccare uccisioni in grande stile, portando a termine vari mini-compiti, come ad esempio il sottrarre una chiave ad un determinato personaggio per avere accesso a tutte le aree di un determinato edificio, e da lì dare il via ad una serie di eventi che porteranno all'esecuzione pubblica del vostro bersaglio, similmente a quanto visto nell'ottimo Hitman: Absolution. Un miscuglio che si unisce alla classica ondata di missioni secondarie, qui ancor più importanti per via del loro ruolo cruciale: ognuna di esse è infatti ambientata in una diversa porzione di città, e il portarle a termine libererà quel pezzetto di quartiere dal dominio di Starrick, permettendovi di ripulire le zone e diventare sempre più potenti e “capillari”, avendo a disposizione in ogni angolo di strada un singolo Rook oppure un gruppetto affiatato, pronto a seguirvi in ogni scazzottata.
Assassin's Creed Syndicate Recensione 05

Col favore della notte...

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Meglio di Unity

Dei problemi del predecessore di questo Assassin's Creed Syndicate ve ne abbiamo già parlato nelle righe iniziali, e fortunatamente, pare che Ubisoft abbia corretto il tiro con sapienza ed intelligenza. Ha eliminato inutili zavorre come un multiplayer mal implementato (e defenestrato dopo pochi mesi), e inutili gimmick come la companion app un po' troppo invadente attraverso la quale il giocatore doveva passare per sbloccare alcuni dei forzieri. Ha anche alleggerito il comparto tecnico, ma non riducendo l'impatto visivo generale, ancora impressionante (tenendo anche conto soprattutto della vastità di Londra), né privando il gioco di texture molto pulite e dettagli di ogni sorta, bensì spazzando via una marea di cittadini che, forse un po' innaturalmente, pattugliava giorno e notte le strade di Parigi, rendendole un'accozzaglia di bug e problemi. Qualcosa è stato tagliuzzato anche nell'aspetto dei personaggi, meno realistico rispetto a Unity: si ripetono infatti tra loro con elevata frequenza, peccando in varietà. Dei compromessi che, in compenso, rendono l'esperienza più fluida e godibile... ma purtroppo ancora non perfetta. Lungi dal presentare cutscene con protagonisti “scarnificati” o dal far piombare il giocatore nel vuoto cosmico, non mancano i momenti in cui l'avatar si "imbambolerà" per qualche strano motivo su un palo o una ringhiera, oppure nel bel mezzo di un combattimento.
C'è però così tanto da fare, tra pargoli resi schiavi da liberare, fiducia di illustri personaggi da conquistare a suon di compiti portati a termine, avamposti da liberare, segreti, collezionabili, che finisce tutto in secondo piano. Le incertezze non mancano, colpa forse dei tanti prestiti messi un po' alla rinfusa nel calderone, ma le basi per un nuovo inizio ci sono tutte. Magari con una svolta orientale a base di onorevoli samurai...
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