Capo Plaza
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Musica

Chi è Capo Plaza: la sua vita in 3 punti

Il Giovane Fuoriclasse ha in serbo grandi cose per il futuro. Rivediamo la sua carriera, dalle origini al doppio platino di "20"
Di Claudio Biazzetti
7 minuti di letturaPubblicato il
È davvero spaventoso come Capo Plaza abbia scalato a razzo la scena trap, nonostante le grandi insicurezze che una persona può (e deve) avere a 22 anni. E non solo la scena italiana ma anche quella straniera, visto che Luca d'Orso ha già all’attivo un tour europeo, vari feat con artisti esteri del calibro di Aya Nakamura (Pookie Remix) o Ninho (Billets) e una fama che di conseguenza va ben oltre i confini italiani.
Ma come ci è arrivato a tutto questo? Senza contare il doppio disco di platino del suo secondo album, 20. Chi è davvero Capo Plaza? Bene, è tempo di rispondere a queste domande ripercorrendo la sua vita in 3 tappe fondamentali.

Le origini

Luca D’Orso nasce a Salerno il 20 aprile (4/20, curioso, no?) del 1998. Trascorre la sua infanzia fra le cure della famiglia a Pastena, un quartiere di Salerno di circa 30mila anime con un porticciolo di pescatori e un bel lungomare che dà sulla costiera amalfitana e cilentana. «Pastena non è né popolare né centrale» racconta Luca a Vanity Fair. «Un giorno c’è la rapina, l’altro non succede niente. Ho conosciuto il lato buono e quello cattivo, l’amico che si è laureato e quello che è finito agli arresti domiciliari.»
I D’Orso non sono una famiglia particolarmente abbiente, ma l’amore, quello non manca. «Siamo una famiglia molto unita» prosegue Luca. «Papà lavora come impiegato nell’ufficio delle case popolari, sta nella hall: guadagna mille euro al mese. Mamma fa la contabile mezza giornata in uno studio d’avvocati e prende 300 euro. Mia sorella era la studiosa, adesso ha lasciato l’università». La sua infanzia prosegue nella tranquillità, fino a quando a 9 anni viene folgorato dalla musica, in particolare da un video. È “Stronger” di Kanye West feat Daft Punk. E come dargli torto? Con quell’estetica scintillante al neon, Kanye con gli occhialini a saracinesca e una base che, beh, per molti anni è stata la cosa più vicina al pop dell’anno 3000.
A quel punto, la vita di Luca prende una piega inaspettata. Si fa fare dallo zio, un ambulante che vende CD pirata, una compilation con tutto il rap del momento, quello americano, s’intende: Sean Paul, Jay Z, Lil Wayne e via così. «Ma sentivo che mi apparteneva. Mi dicevo: wow, ma allora c’è anche questo nel mondo? Questa è la bella vita? Certi bambini restano affascinati dal calcio, io dal rap. Si vedeva che era gente partita dal niente e ce l’aveva fatta».

Le prime rime, Sto giù e il primo album

La prima rima mai scritta da Capo Plaza è “Air Force One / Bubblegum” come racconta a Rolling Stone. Scoppiato l’amore per il rap, inizia un periodo di totale vita di strada insieme agli amici. «Facevo musica, ci trovavamo in un asilo a fare le battle di rap» racconta. «Fumavamo, giocavamo a pallone, facevamo i gavettoni. Aprivamo le saracinesche per vedere cosa c’era dentro i posti abbandonati, nelle fabbriche. Rubavamo le batterie dei motorini. Tutto il giorno così dai 13 ai 15 anni».
Ed è proprio allo scoccare dei 15 anni, nel 2013, che Luca si fa Capo Plaza, prendendo in prestito il “plaza” che usava nelle tag sui muri e un “Capo” che mette subito le cose in chiaro. Il primo pezzo caricato su YouTube è “Sto Giù”, un freestyle boom bap vecchia scuola che però sa quanto mai di nuova, per come sono condite e impiattate le barre. A questo punto il nome di Capo inizia a circolare, anche grazie alle sue uscite da Salerno sempre più frequenti. Una cosa di cui i genitori non vanno molto fieri. Va a Roma e vince gare di freestyle, va a Milano e frequenta a 15 anni la nightlife più mondana. «La prima volta che sono venuto qui (Milano) a fare serata avrò avuto tredici anni. Avrò preso più di 150 treni per venire qua, l’ho girata tutta. Sono arrivato a un punto in cui la conosco come le mie tasche. Non dico strade ma locali e serate». Durante una di queste scorribande conosce anche Sfera Ebbasta, con cui stringe subito un’amicizia. E dove c’è un’amicizia, c’è anche il primo featuring, “Tutti i giorni”.
A questo punto, dopo un 2015 di preparazione, arriva il primo vero album, “Solamente Nuje” a quattro mani con Peppe Soks. È una grande lettera d’amore alla propria terra, Salerno, che per sfondare nel rap dovrà necessariamente abbandonare.

La firma con STO Records, il successo di 20

Se nel 2016 Capo Plaza si fa notare con lo STO Freestyle, è nel 2017 che prende il volo. Ghali capisce subito che da lì a poco Capo Plaza scoppierà, tant’è che lo mette subito sotto contratto con la sua STO Records. La collaborazione fra i due è fruttuosa e in pochi mesi Capo mette a segno una serie di video micidiali, dalla serie degli Allenamento #1, #2 e #3 («Chiamarli freestyle mi sembrava anonimo, l’hanno già fatto troppe persone. Non c’è un nesso tra un video e l’altro, sono soltanto esercizi di stile» racconta nel 2018 a Rolling Stone), fino alle hit che sono Giovane Fuoriclasse e Non cambierò mai.
Tramite STO Records e Warner, il giorno del suo ventesimo compleanno, il 20 aprile 2018, Capo pubblica anche il suo secondo album, che non poteva che chiamarsi 20. Ma essendo già in qualche modo legato a una major, alla fine le strade di Luca e STO si dividono. Le strade però con il suo produttore di fiducia, AVA, rimangono tuttora parallele, molto vicine. Tra i feat più importanti c’è sicuramente Tesla con Sfera e DrefGold. «Seguo molto la scena americana, e vedevo nei video e nelle stories questa macchina elettrica con le porte che si alzano ad ali di gabbiano» confida proprio qui su Red Bull. «Mi sono informato e mi è piaciuta. Quando ero in studio con Dref e Sfera ci siamo detti “Ok, facciamo ‘sto pezzo.” Come lo chiamiamo, come non lo chiamiamo, allora io ho detto: “Raga, se lo chiamiamo Tesla facciamo una roba nuova!” E Sfera fa: “Però ho fatto ‘Lamborghini’, poi ‘Scooteroni’: allora mi apro una concessionaria!” Allora gli ho detto che Tesla significa innovazione, futuro, la nuova wave, è la freschezza, il futuro».
Il 2019 inizia per lui in una veste completamente diversa da prima. Ora è un big della scena, e si concede il lusso di collaborazioni da ospite con Emis Killa (Serio), Guè Pequeno (Trap Phone), Aya Nakamura (Pookie) e Giaime (Mi Ami), solo per citarne alcune. Niente di concreto nel 2020: soltanto un messaggio criptico, quasi omertoso, in pieno stile Capo Plaza, sul suo Instagram: "LOADING. New season is coming".

Le migliori canzoni di Capo Plaza

Pookie feat Aya Nakamura
“Pure se mamma è santa / Sono un figlio di puttana”. L’esterofilia di un ragazzo che sognava Los Angeles quando tutti sognavano di giocare in Serie A non è un mistero. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo un remix che conferma tutto: Capo Plaza insieme al francese o qualsivoglia lingua non sfigura zero. Aya Nakamura l’ha scelto per questo remix di Pookie, e lui ha risposto con rime allucinanti, un flow dritto e adamantino, ma al contempo in piena fase con il piglio danzereccio del pezzo. Per ulteriori conferme, consultare Billets feat Ninho.
Giovane Fuoriclasse
Sarebbe un insulto non citare fra i migliori brani il suo pezzo più famoso. Già, ma come mai è il più famoso? Perché è semplicemente qualcosa che fino al 2017 non c’era in Italia. Capo e la sua cazzimma (la chiama lui stesso così, la via di mezzo fra fame di successo e spacconaggine), il video girato da favola, Ghali al suo massimo che mettendoci la faccia nel pezzo è come se “benedisse” il nuovo arrivato nella scena. E poi ovviamente le rime, manco le migliori di Capo dal punto di vista stilistico, però dritte e veloci come proiettili traccianti.
Allenamento #2
“Questi qua mi voglio fuori, gli ho mandato i fiori / Sono un piccolo selvaggio perciò t’innamori”. Spavaldo, col physique du rôle, outfit sempre impeccabile e una serie di freestyle che però si chiamano "Allenamento". Sono vecchi di 3 anni ormai, ma sono tuttora la richiesta fissa di tutti i fan: “Quando ci fai un altro “Allenamento?". Io gliel’ho chiesto e la risposta è stata: “Presto. Gli Allenamento sono preludio di cose grandi. Quando arriverà qualcosa di grande, arriverà anche l’Allenamento”.