Cicloalpinismo al Flow Festival
© Flow Festival
MTB

Cicloalpinismo: croce e delizia della MTB

Portare la bici in spalla per lunghi tratti può essere una scelta consapevole
Di Marco Trabucchi
3 minuti di letturaPublished on
A pedali e bici in spalla: la soddisfazione di raggiungere una vetta con le proprie gambe, percorrendo itinerari selvaggi e poco battuti è davvero indescrivibile. Lo sanno bene i ragazzi di Cicloalpinismo.com che al Flow Festival di Finale Ligure hanno portato un gruppo di impavidi sul monte Carmo di Loano, quasi 1400m, la cui vetta dista poco meno di 8 Km dal mare. Senza ombra di dubbio quanto di più "cicloalpinistico" la provincia di Savona possa offrire, con panorami che spaziano dalla Corsica all'arco alpino occidentale, dalle Apuane a Ventimiglia, con una compilation di tracce interminabili che vanno dal divertente e scorrevole "single track" al  tecnico ed esposto.
Ad accompagnare il gruppo c'era Bobo Santi, cicloalpinista per vocazione. Lui la bici la pedala e la carica in spalla, facendo portage. Una passione mutuata dallo scialpinismo, che ha in comune la fatica e la poesia di arrivare sulla vetta con le proprie gambe. «Il Cicloalpinismo è un modo di vivere la montagna, dove la bicicletta non è nient’altro che un “attrezzo”, come lo sono per esempio un paio di sci per lo scialpinista o la corda per l’alpinista», ci spiega lo stesso Bobo.
Cicloalpinismo-Flow-Festival

Cicloalpinismo-Flow-Festival

© Flow-Festival

Quando Bobo esce per i suoi giri in MTB sono in media 1000 Km di dislivello positivo di portage, «ma ci sono stati momenti in cui ne abbiamo fatti anche 2000», ammette candidamente. Le bici sono quelle da trail-enduro, anche se ultimamente in molti cicloalpinisti si sono convertiti alle fat bike che sulle pietraie riescono a galleggiare meglio delle ruote normali, offrendo condizioni di sicurezza maggiori in discesa. «Nel cicloalpinismo, a differenza delle altre discipline a due ruote, non è tanto importante che il percorso sia interamente ciclabile perché l’ingrediente principale è il contesto “alpino”: spesso una parte della salita è effettuata sulle abbordabili pendenze di un sentiero o una di mulattiera, dove la bicicletta aiuta non poco nella progressione sia in termini di fatica sia di tempo impiegato. In questo caso l’ingombro e il peso del mezzo (11-15 Kg) complicano leggermente la progressione, ma se affrontato con una corretta tecnica questo costituisce soltanto una piccola fatica in più, che viene ampiamente ripagata dal divertimento della discesa».
Bobo mi conferma un'attenzione maggiore per il cicloalpinismo: «Prima ci guadavano come dei pazzi, oggi la nicchia di chi non disdegna portare la bici in spalla per lunghi tratti si è allargata». Ma come si porta una bici in spalla? Semplice, ci dice: «L'unico modo è quello di mettere il movimento centrale in prossimità della terza vertebra cervicale, con la corona esterna ovviamente. Un ottimo supporto lo forniscono alcuni zaini che permettono di tenere ferma la bici, con la possibilità di avere le mani libere durante la camminata». Ma la vera rivoluzione la farà questo “aggeggio”, mi mostra entusiasta Bobo: si tratta di Peak Raider, un'asta regolabile che si infila nello zaino e tiene ferma la bici: sotto il video di presentazione.
Peack Raider

Peack Raider

© Peack Raider