Rally Raid
10 cose che abbiamo scoperto sulle dune del deserto del Rally Dakar 2025
La polvere si è finalmente posata dopo 14 giorni di gara tra sterrati rocciosi e dune sabbiose: ecco 10 cose che abbiamo imparato dalla 47ª edizione del Rally Dakar.
Passano gli anni, eppure la considerazione che il mondo dei motori ha del Rally Dakar non cambia: ancora oggi, a quasi mezzo secolo dalla sua nascita, il più celebre tra i rally raid è a ragione visto come la gara motoristica più dura del mondo. Nonostante lo scorrere del tempo e il moltiplicarsi di gare e categorie, infatti, non c'è nulla che possa avvicinarsi a quella che è una vera prova di resistenza meccanica, fisica e mentale.
Con il preciso scopo di mantenere inalterata la sua leggendaria reputazione, la Dakar continua a evolvere se stessa attraverso novità che spingono sempre più verso il limite la carovana di uomini e mezzi. L'edizione 2025 del rally, in questo senso, non ha assolutamente fatto eccezione: anche quest'anno i protagonisti della corsa hanno dovuto affrontare immense dune di sabbia, tappe di 48 ore e temperature estreme. Ecco le 10 cose che abbiamo imparato dagli oltre 8.000 km complessivamente percorsi nel deserto durante le due settimane di gara.
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Daniel Sanders in testa alla classifica
Sanders è il secondo australiano nella storia ad avere vinto nelle Moto
© Flavien Duhamel/Red Bull Content Pool
Daniel Sanders, portacolori del Red Bull KTM Factory Racing, al termine dell'edizione 2025 della Dakar ha regalato alla Casa di Mattighofen il 20° titolo nella sua storia. "Chuky", secondo pilota australiano dopo Toby Price a salire sul gradino più alto del podio nella categoria Moto, è riuscito in un'impresa che non si vedeva da ben 16 anni: rimanere in testa alla classifica assoluta dal Prologo fino all'ultima tappa. Come se non bastasse, grazie al successo ottenuto nella Stage 10 Sanders ha eguagliato il record di cinque vittorie di tappa in una singola edizione della Dakar precedentemente detenuto dal solo Price.
"Vincere questa gara è incredibile. Quando ho superato l'ultima duna e ho visto il bivacco mi sono venuti i brividi in tutto il corpo", ha detto un entusiasta Sanders dopo aver ripreso fiato. "Tutte le emozioni sono salite a galla. La Dakar è davvero la più grande gara di moto fuoristrada del mondo".
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L'eroe di casa ottiene il trionfo finale, Ekström il primo podio per la Ford
Il saudita Yazeed Al Rajhi, da pilota privato Toyota e da beniamino del pubblico, ha vinto a sorpresa la classe Ultimate. Il portacolori di Overdrive Racing è riuscito a resistere ai tentativi di rimonta di Henk Lategan, sudafricano rimasto a lungo in testa nella classifica generale nel tentativo di riportare in Sudafrica il Trofeo Tuareg ben 16 anni dopo il successo di Giniel de Villiers.
Anche Mattias Ekström è stato protagonista di un'ottima prestazione: la costanza dello svedese è stata premiata con una vittoria di tappa nella Stage 11 e con un 3° posto assoluto, ottenuto peraltro alla guida di una Ford Raptor T1+ all'esordio. "È il mio primo podio alla Dakar nella categoria Ultimate: devo ammettere che è una bella sensazione" - ha dichiarato Ekström - "È stata una gara molto impegnativa per tutti noi. Abbiamo fatto del nostro meglio per lottare per la vittoria, ma quest'anno non siamo stati abbastanza bravi".
Alle spalle di Ekström si è piazzato il pluri vincitore della Dakar Nasser Al-Attiyah, che con la sua Dacia Sandrider ha conquistato il 4° posto assoluto al debutto del team, mentre la 5ª piazza della classifica generale l'ha occupata un'altra Ford Raptor T1+, quella affidata a Mitch Guthrie Jr. "Abbiamo avuto un problema in una Stage e, senza di quello, avremmo potuto lottare per la vittoria", ha commentato Al-Attiyah. "Ora il Campionato del Mondo è molto importante per noi. La prossima gara è ad Abu Dhabi e sarà un'ottima occasione per me, perché è tutto sulla sabbia".
Vincere questa gara è incredibile. Quando ho superato l'ultima duna e ho visto il bivacco mi sono venuti i brividi in tutto il corpo
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Cavigliasso vince tra i Challenger, Guerreiro fa faville
Nicolas Cavigliasso è stato in testa nella classe Challenger fin dalla prima tappa, riuscendo ad accumulare giorno dopo giorno una grande vantaggio nei confronti dei suoi diretti inseguitori: l'argentino, sotto la bandiera a scacchi di Shubaytah, è transitato con un margine di oltre un'ora nei confronti del 2° in classifica. Quest'ultimo, nonostante il distacco accumulato, si è potuto comunque definire altamente soddisfatto: il portoghese Gonçalo Guerreiro, portacolori del Red Bull Off-Road Junior Team, era infatti un debuttante in questa edizione della Dakar. "Anche solo iniziare la Dakar è stata una vittoria per me. Spero di poter fare questa gara molte altre volte e di di riuscire a vincerla un giorno", ha detto al traguardo di Shubaytah.
Sul podio è salito anche lo spagnolo Pau Navarro del Team BBR. Nonostante abbia solo 20 anni, Navarro è alla sua quarta partecipazione alla Dakar, dopo aver preso parte al rally raid come copilota nella classe Camion e come pilota nelle categorie SSV e Ultimate. Navarro è anche riuscito a battere il miglior risultato ottenuto da suo padre alla Dakar: "La partenza è stata complicata per noi: abbiamo sofferto alcuni problemi nella prima parte della gara, ma siamo riusciti ad arrivare alla fine. Arrivare sul podio è davvero un grande risultato per noi: mio padre si era piazzato 4° nella sua migliore edizione, quindi io sono... un po' più in alto ora!".
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Un percorso che ha scavato in profondità nel cuore dell'Arabia Saudita
Per la prima volta nella storia della Dakar, nella prima settimana di gara i concorrenti hanno dovuto affrontare sia la 48H Crono sia la Tappa Marathon. La 48H Chrono, arrivata già al secondo giorno di gara, ha portato la carovana di uomini e mezzi a percorrere un percorso anello lungo due giorni e ben 1.000 km. Al ritorno al bivacco di Bisha, Mattias Ekström ha detto: "Mi sembra di aver appena finito l'intero rally, ma è solo la seconda tappa!". In più, prima di raggiungere il meritatissimo Rest Day ad Hail, uomini e mezzi hanno dovuto affrontare un'altra sfida impegnativa: la Tappa Marathon. La caratteristica di questa particolare prova speciale? Quella di non prevedere la presenza di mezzi di assistenza una volta terminato il percorso della tappa. Tutti gli equipaggi giunti al traguardo hanno dovuto provvedere in totale autonomia a effettuare le riparazioni sui propri mezzi, prima di poter riprendere la corsa al mattino successivo.
La Tappa Marathon, andata in scena tra i bivacchi di Al Henakiyah e Hail, ha fatto scorrere i titoli di coda su una prima settimana di gara che ha messo a durissima prova tutti i partecipanti. "È stata una settimana davvero complicata", ha commentato il due volte vincitore della gara ciclistica Kevin Benavides, poi costretto a ritirarsi dalla gara a causa di condizioni di salute non ottimali, "Per me è stata particolarmente dura, perché mi sembra di guidare con un braccio e mezzo".
Sembra di aver appena finito l'intero rally, ma è solo la seconda tappa!
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Alcuni dei favoriti hanno alzato bandiera bianca ben prima del traguardo
Sia il campione in carica della classe Ultimate Carlos Sainz che il nove volte vincitore del WRC Sébastien Loeb sono stati costretti a ritirarsi dalla gara addirittura prima del Rest Day. Entrambi hanno dovuto alzare bandiera bianca per lo stesso motivo: i danni subiti dal roll-bar delle loro auto. La Federazione Internazionale dell'Automobile, chiamata a verificare l'integrità strutturale del Raptor dello spagnolo e della Sandrider del francese a seguito degli incidenti che le avevano viste coinvolte, ha infatti notato come la cellula di sicurezza di entrambe le strutture fosse stata compromessa dall'impatto. Far continuare Sainz e Loeb sarebbe stato troppo pericoloso e dunque, nonostante le proteste di Ford e Dacia, "El Matador" e il francese sono stati costretti al ritiro. La stessa sorte, peraltro, è toccata anche a Laia Sanz: anche alla spagnola è stato impedito di proseguire la corsa, ponendo quindi fine alla sua striscia positiva di Dakar completate.
Anche altri volti noti sono poi stati costretti al ritiro. Hanno dato forfait Toby Price e il suo navigatore Sam Sunderland, il vincitore della Dakar 2009 Giniel de Villers, Kevin Benavides, Harith Noah e Mohammed Balooshi, e tutti con diverse Stage d'anticipo rispetto al traguardo finale. "Ho deciso di ritirarmi dalla gara", ha annunciato Kevin Benavides durante il Rest Day, "Il rischio di ulteriori infortuni è troppo alto. Spero di tornare presto al top della forma".
Scopri di più sugli incidenti più grandi di questa edizione della corsa:
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Edgar Canet è stato un debuttante eccezionale
Mancavano pochi giorni all'inizio del Rally Dakar 2025 quando Edgar Canet ha ricevuto la chiamata per unirsi al Red Bull KTM Factory Racing. Far parte di una squadra che vanta 20 vittorie alla Dakar era chiaramente l'occasione della vita per il 19enna catalano.
Canet ha ripagato la fiducia dimostrata nei suoi confronti già durante la prima settimana di gara, terminata in testa alla categoria Rally2 e nella top ten della classifica generale delle moto. Lo spagnolo ha continuato a guidare senza paura quando la gara è ripartita da Hail dirigendosi a sud verso il deserto dell'Empty Quarter, ed è così riuscito a conquistare il titolo Rally2 al suo debutto alla Dakar e piazzarsi all'8° posto assoluto tra le moto.
"Per due settimane ho pensato solo ad arrivare al traguardo. Arrivare 8° in classifica generale e 1° in quella Rally2 è un sogno che si avvera. Inoltre il mio compagno di squadra 'Chucky' ha vinto, quindi sono molto contento", ha dichiarato il debuttante dell'anno.
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Dania Akeel domina le dune
La fortuna aveva voltato le spalle a Dania Akeel all'inizio della seconda settimana del Rally Dakar: la rottura del telaio del suo veicolo ha infatti compromesso le sue chance di salire sul podio della classe Challenger. Tuttavia, nella Stage 10 la giovane pilota saudita si è ripresa le luci della ribalta ottenendo uno dei risultati più incredibili dell'intera storia della Dakar. Non solo Akeel ha vinto la tappa della classe Challenger, ma la sua Taurus T3 Max è stato il terzo veicolo a quattro ruote più veloce della tappa riuscendo a battere quasi tutte le auto della classe Ultimate.
La vittoria di tappa nella sua categoria ha regalato ad Akeel cinque preziosi punti per il Campionato del Mondo Rally-Raid, oltre a un momento da ricordare nella sua carriera agonistica. "Ho visto la classifica alla fine della tappa e mi sono resa conto che eravamo terzi assoluti!". ha detto Akeel. "Le dune sono state molto divertenti, è stato un po' come guidare una barca sul mare". Con questa vittoria nella classe Challenger, Akeel è diventata la quarta donna nella storia della Dakar a centrare una vittoria di tappa: prima di lei solamente Jutta Kleinschmidt, Cristina Gutiérrez e Sara Price sono riuscite in una simile impresa.
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L'Empty Quarter resta il gioiello della corona della Dakar
Il fatto che la prima settimana di gara di questa Dakar 2025 sia stata particolarmente dura non deve far credere che gli organizzatori siano stati più gentili durante la seconda. È stato infatti solamente dopo il Rest Day che la carovana di uomini e mezzi si è inoltrata nell'Empty Quarter, il deserto di sabbia più vasto del mondo. Era dal momento della pubblicazione del percorso della gara che i concorrenti guardavano con rispettoso timore gli ultimi tre giorni di questa Dakar, pronti ad andare interamente in scena in un vero e proprio labirinto di sabbia. Tutto si è svolto attorno al bivacco di Shubaytah, nel cuore di quello che - in lingua locale - è noto come Rub' al Khali, ed è proprio nel cuore dell'Arabia Saudita che uomini e mezzi se la sono dovuta vedere con condizioni ancora più estreme rispetto a quelle incontrate fino a quel momento. Mitch Guthrie Jr. ha affrontato la gara con i finestrini del suo Ford Raptor T1+ abbassati: "Non avevamo l'aria condizionata durante la tappa, quindi abbiamo lasciato i finestrini abbassati per tutto il tempo e siamo arrivati al traguardo".
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Tutte le strade portano a Roma
Nani Roma è stato uno dei protagonisti che ha sofferto maggiormente la prima settimana della Dakar 2025. A causa di vari problemi meccanici e conseguenti penalità in termini di tempo, lo spagnolo si è ritrovato a oltre 65 ore di distacco dalla testa della corsa già al Rest Day. Tuttavia, Roma non è tipo da arrendersi: non è così infatti che si ottiene un posto nella storia della Dakar come uno dei soli tre concorrenti (insieme a Stéphane Peterhansel e Hubert Auriol) in grado di vincere la gara sia in sella a una moto che alla guida di un'auto. Ecco perché Roma, invece di ritirarsi, ha continuato a correre cogliendo, al termine della Stage 10, la sua 26ª vittoria di tappa della sua illustre carriera da Dakariano.
La vittoria di tappa del catalano è inoltre coincisa con il primo sigillo di tappa ottenuto dal Ford Raptor T1+ nella sua storia. "Sono felice per la squadra, perché hanno lavorato davvero duramente", ha dichiarato Roma una volta giunto a Shubaytah. "Questo risultato positivo è una bellissima ricompensa per tutto quello che abbiamo fatto per migliorare l'auto durante questo rally".
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E non è finita qui...
Il Rally Dakar è stata la prima tappa della stagione 2025 del Campionato Mondiale Rally-Raid. Il campionato, disputato sotto l'egida di FIA e FIM, è giunto alla sua quarta stagione e porterà Toyota, Dacia, Ford, MINI, KTM, Honda, Hero, Taurus Can-Am e molti altri marchi in giro per il mondo nei prossimi mesi. La seconda tappa stagionale è l'Abu Dhabi Desert Challenge, in programma a febbraio, con il South African Safari Rally previsto invece nel mese di maggio. Poi ci sarà il Rally-Raid Portugal a settembre e il tradizionale finale di stagione al Rallye du Maroc a ottobre. Nel gennaio 2026, invece, torneremo in Arabia Saudita per un'altra spettacolare edizione del Rally Dakar!
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