Monza, il GP non basta
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F1

I record di Monza, il tempio della velocità

Primati di velocità, gare al fotofinish, performance incredibili, disavventure: ricordi dall’Autodromo
Di Red Bull Team
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Il Gran Premio di domenica 8 settembre 2019 sarà l’edizione numero 70 di quelle valide per il Mondiale di Formula 1. Le 69 precedenti si sono disputate tutte all’Autodromo di Monza, con l’eccezione di quella del 1980 andata in scena a Imola. Una pista, Monza, che fa parte di diritto della storia più gloriosa della F1, e a cui sono legati i ricordi di tanti eventi che hanno contribuito a creare la leggenda di questo sport. Eccone alcuni.

Il giro (ufficiale) più veloce

Il giro più veloce nella storia della F1 - almeno a livello ufficiale, nel senso di approvato dalla Fia - è quello realizzato da Rubens Barrichello durante il Gran Premio del 2004. Quel giorno, domenica 12 settembre, il brasiliano percorse i 5793 metri dell’Autodromo in 1’21.046, a una media di 257,3 km/h, appunto la più alta mai registrata da una monoposto di F1.
Record “ufficiale”, dicevamo, ed è una precisazione necessaria. La Federazione internazionale infatti omologa ufficialmente come record soltanto i tempi e le velocità medie sul giro ottenute in corsa, non in qualifica o nelle prove libere. Occasioni in cui, non di rado, alcune vetture hanno ampiamente superato quella media tenuta da Barrichello, con prestazioni che hanno creato la fama di Monza quale tempio della velocità.
Allargando quindi lo sguardo alle performance del venerdì e del sabato, il record assoluto è quello stabilito da Kimi Raikkonen con il giro che l’anno scorso gli valse la pole-position: 1’19.119, per una media oraria di 263,587 kmh. Un risultato raggiunto toccando i 340 kmh sul rettilineo principale, scendendo fino ai 70 della prima variante e ai 110 della seconda, per poi tornare a schiacciare pesante sull’acceleratore nel percorrere gli altri rettilinei e le celebri curve veloci: Lesmo, Ascari e Parabolica. Con quella prestazione, Raikkonen superò il precedente primato stabilito da Barrichello, sempre su Ferrari, nel 2004, alla media di 262,8 kmh. Da 20 anni, i record di velocità media sul giro si stabiliscono tutti qui. Caso mai qualcuno si chiedesse perché l'Autodromo è conosciuto anche come il Tempio della velocità.

Il finale più combattuto

Il finale più combattuto nella storia della F1 è quello del Gran Premio d’Italia 1971. Una lunga e furibonda battaglia tra 5 macchine e altrettanti piloti: la BRM di Peter Gethin, la March di Ronnie Peterson, la Tyrrell di Francois Cevert, la Surtees di Mike Hailwood e l’altra BRM guidata da Howden Ganley. Sorpassi, controsorpassi, manovre al limite, auto che si aprono a ventaglio sul rettilineo, una battaglia apertissima fino all’incredibile volata a 5 con Gethin che riesce a beffare i rivali in volata. Un solo centesimo di vantaggio sul secondo, Peterson, con Cévert terzo a + 0.09, seguito da Hailwood a + 0.18 e Ganley a + 0.61.
Qualcuno mette in dubbio il fatto che questo sia il distacco minimo tra primo e secondo classificato in un Gran Premio, e non è detto che abbia torto. Il fatto è che all’epoca il sistema di cronometraggio non misurava i tempi al millesimo di secondo, e di arrivi in volata se ne sono visti diversi altri nella storia della F1: come quello del GP Spagna 1986, Ayrton Senna che sul traguardo precede Nigel Mansell di 0,014’; o quello del GP USA 2002, con il duello all’ultimo metro tra le due Ferrari, vinto da Barrichello per undici millesimi di vantaggio su Schumacher. Arrivi emozionanti da pelle d’oca e fiato sospeso, ma che hanno sempre viste coinvolte 2sole monoposto. Mentre lo spettacolo di 5 auto in lotta fino agli ultimissimi metri non si è più ripetuto, dopo quel GP d’Italia del 1971.

La carriera più breve

Monza negli anni è stata teatro anche di performance meno positive, ma non per questo a loro modo meno indimenticabili. Uno dei primati più curiosi è quello stabilito da Marco Apicella, entrato nei libri di storia come il pilota che ha avuto la carriera più breve in Formula 1. Anno 1993: a pochi giorni dal weekend di Monza il belga Thierry Boutsen decide di colpo di abbandonare per trasferirsi negli USA per correre in formula Indy, lasciando la sua Scuderia, la Jordan, nell’impellenza di trovare in fretta e furia un sostituto.
La scelta ricade su Marco Apicella, pilota già esperto all’epoca impegnato in Giappone nella Formula Nippon. L'allora 28enne bolognese si qualifica col 23esimo tempo, ma alla domenica la sua gara si chiude subito la partenza. 800 metri dopo per la precisione, quando alla prima Variante Apicella rimane coinvolto in un incidente provocato dalla collisione delle 2 Footworks di Derek Warwick e Aguri Suzuki. Fine della corsa, e fine dell’avventura in F1 per l’italiano, che nel successivo GP del Portogallo sarà rimpiazzato da Emanuele Naspetti. Certo, rispetto a tanti altri colleghi Apicella può almeno dire di esserci arrivato in F1, anche se solo per pochi secondi.

Il Gran Premio con più cambi di leadership

Monza può vantare anche di aver ospitato la gara con il più alto numero di cambiamenti in testa alla corsa di portarsi in testa. Il cambio di leadership in F1 è un concetto sfuggente, un dato di cui non è semplice tenere traccia, ma nel Gp del 1965 le statistiche hanno registrato tra i 40 e i 43 cambiamenti in testa alla corsa, complici anche i tanti ritiri che misero fuori gioco alcuni dei principali protagonisti, inclusi Jim Clark e John Surtees partiti dalla prima fila. A imporsi alla fine fu Jackie Stewart su BRM, davanti al compagno di squadra Graham Hill.

I record di vittorie in Italia

Venendo a statistiche più tradizionali, chiudiamo ricordando come Michael Schumacher sia il pilota con più vittorie a Monza, 5. Record uguagliato però nel 2018 da Lewis Hamilton, che quest’anno punterà quindi al primato assoluto. Impresa tutt’altro che impossibile, considerando che Mercedes viene da ben 5 successi consecutivi all’Autodromo.
Dietro i due primatisti, nell’albo d’oro troviamo Nelson Piquet con 4 vittorie. Il brasiliano può vantarsi però di essere l’unico pilota che ha vinto il Gran Premio d’Italia su due circuiti diversi, dal momento che il suo primo successo arrivò nel 1980, nell’unico anno in cui la gara si spostò da Monza a Imola.
A 3 successi troviamo un lungo elenco di piloti, compreso Sebastian Vettel, che nel 2008 fu protagonista qui di una delle imprese più incredibili nella storia recente della F1.
Allo stesso Vettel e a Leclerc il compito di provare a riportare sul gradino più alto del podio una Ferrari, scuderia che domina la classifica dei team più vincenti con 18 successi contro i 10 di McLaren, l’ultimo dei quali però risale al 2010. Un digiuno lunghissimo cui il Cavallino proverà a metter fine questa domenica.