Tony e Wayne, Dark Polo Gang
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Musica

Grazie Dark Polo Gang

I primi calcinacci che cadono da un edificio che è destinato a crollare
Di Damir Ivic
5 minuti di letturaPubblicato il

PRIMO

Un giorno ti svegli, fai colazione e ti metti a pensare a un po’ di cose di musica. All’improvviso, addentando la seconda metà della brioche alla crema, ti rendi conto molto chiaramente di una cosa: devi dire grazie alla Dark Polo Gang.

SECONDO

Devi dirle grazie dopo aver letto questo ma soprattutto questo. Finalmente sta succedendo: il gioco è bello quando dura poco e, insomma, è durato. Noi abbiamo la coscienza a posto: lo scrivevamo tempo fa che si sta dando troppo credito a gente che di spessore non ne ha proprio tantissimo. Gli si sta dando credito (anche) perché fanno i numeri, sono il fenomeno del momento, eccetera eccetera.

TERZO

La Dark Polo Gang di numeri ne fa ancora: “Caramelle” ha raccolto milionate di views su YouTube, accadono ancora scene tipo questa. Come no. Ma iniziano a esserci anche i primi concerti che vanno così così o addirittura alcuni vengono annullati prima ancora che si svolgano (per scarsa prevendita? Il sospetto è lecito). La comparsa delle prime recensioni negative, di recensioni che fanno finalmente la recensione (ovvero si occupano di musica), così come di articoli in cui si ammette che c’è stata una “sovraspeculazione” su tutto il fenomeno, sono con ogni probabilità i primi calcinacci che cadono di un edificio che è destinato a crollare.

QUARTO

Malignità nostra? Macché. L’edificio è fin dal progetto qualcosa destinato a crollare, a durare lo spazio di una stagione, come lo stadio che il Cagliari si sta costruendo in attesa che sia pronto il suo vero impianto per gli anni a venire: un instant-building fatto per divertirsi qui&ora, per speculare sulle mode hip hop del momento estremizzandole fino alla parodia, per cavalcare l’onda del LOL, anzi, del post-LOL, come acutamente nota Emiliano Colasanti nell’articolo su GQ linkato sopra. Per questo allegro fenomeno, per questa bagatella, abbiamo visto troppa gente spendere elogi, pensosi ragionamenti, patenti di giustificazione e addirittura riconoscimento. A tutte queste persone chiediamo: ma voi cosa chiedete alla musica? Cosa chiedete al concetto di cultura, di discorso artistico? Non è una domanda banale o retorica. Sono ammesse diverse risposte. Perché vi può anche andare bene che la musica sia un accessorio, una piattaforma da cui estrarre il “fenomeno del momento” che potete indossare – sì, la scelta del verbo non è casuale – nei vostri discorsi da bar o sui social per dimostrare che siete aggiornati, che siete sul pezzo, che la sapete più lunga sull’argomento del giorno, che avete in mano l’ironia o la meta-ironia migliori. Vi va bene così? No problem. Piaccia o no con il cambio delle metodologie di fruizione della musica – tanta, tutta, gratis o quasi – c’è stata una decisa svolta verso questa deriva. La musica arriva in modo copioso e senza sforzi, tutti in teoria sanno o sentono tutto. E per dimostrarsi al di sopra della media bisogna saper gestire questo magma, costruendoci sopra una tua “persona” da cinico esperto che tratta la materia stessa con noncuranza, con superiorità, costruendoci attorno delle teorie legate ai meccanismi di ciò che è di moda ed è hype. Quasi completamente slegate da alcune categorie d’analisi e giudizio agée, superate e passatiste, drammaticamente “fuori moda”: la reale consistenza artistico-creativa, il grado di originalità, la quantità di contenuto testuale, il rapporto con il contesto, la voglia di essere arte-per-arte e non invece un furbo che sfrutta l’onda del momento, la capacità di durare nel tempo.

QUINTO

Insomma: grazie Dark Polo Gang. Fare quello che fai e con il fatto di essere presa sul serio da molti "connoisseurs" hai portato alle massime potenzialità e alla massima visibilità questo mutato approccio. Hai pure raccontato come e meglio di altri quanto l’hip hop e il suo universo etico-estetico vengano usati come taxi per salire a bordo di una “autenticità” tutta artificiosa, tutta a favore di moda, tutta a favore di ironia, tutta a favore di posticcio. Quanta gente che gioca a fare l’eroe del ghetto e l’amica degli eroi del ghetto se messa in contesti criminali seri&veri saprebbe reagire a modo, senza scoppiare a frignare? Quanto è significativo che si giochi a fare i “malamente” di periferia abituati a vivere di spaccio ed espedienti quando nella vita reale magari si è cresciuti con le spalle coperte da una solida borghesia? Ci sono anche i figli della buona borghesia che la “vita di strada” l’hanno fatta davvero, sia chiaro. Ma ce ne sono altrettanti, se non di più, che invece fingono una street credibility malandrina che in realtà hanno solo acquistato a rate in comode dispense del Reader's Digest, contando sul plafond della propria Visa o Amex avuta in dono dai genitori. In quel caso a che gioco giochiamo?. Grazie alla Dark Polo Gang anche per essere scarsa: se fossero bravi, avrebbero reso artisticamente interessanti dei temi un po’ irritanti per superficialità o irresponsabilità (l’elogio di bamba, idiozia e fashionismo). Per fortuna non lo sono. Le basi di Sick Luke sono tutt’altro che male, vero: argomento che è stato usato da moltissimi per giustificare “dall’alto” la propria orgogliosa e sbandierata fascinazione per la DPG. Confermiamo: non sono male, c'è dell'arte e c'è del fascino, pure in questo ultimo “Twins” il livello è piuttosto buono. Ma davvero vi basta questo, davvero vi sentite a posto con questa palese, colorata, sbarazzina foglia di fico?