Alex Honnold affronta l’enduro corner su El Capitan durante le riprese di Free Solo
© National Geographic/Jimmy Chin
Climbing

Alex Honnold racconta come ha conquistato El Capitan

Il protagonista del documentario vincitore degli Oscar "Free Solo" rivela come ha affrontato questa sfida di free climbing a 1000 metri d’altezza.
Di Red Bull Team
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El Capitan è il leggendario monolite in granito che dai sue mille metri da base a vetta torreggia nel Parco Nazionale di Yosemite, al centro del documentario Free Solo, vincitore dell'Oscar per il miglior documentario nel 2019. Nel 2018 Alex Honnold, con nient'altro che una manciata di gesso sulle mani nude, si è apprestato a salire la parete verticale per realizzare il suo sogno e diventare il primo climber ed essere umano a raggiungere la cima senza usare corde o equipaggiamento di sicurezza. Gli unici strumenti che lo hanno protetto da una morte solitaria sono state le sue abilità di scalatore e la sua capacità di mantenere la calma in situazioni in cui la maggior parte di noi verrebbe ridotta a dei codardi singhiozzanti.
Ha seguito un percorso chiamato Freerider, scoperto vent’anni prima dai fratelli Alex e Thomas Huber. Per la comunità del climbing, salire quella parete senza funi era impossibile, morte certa. Questo non ha fermato Honnold, grazie alla sua spaventosa sicurezza in sé stesso e il suo noto aplomb durante le scalate più dure senza sicurezza.
Non che comunque avesse la possibilità di essere prudente – la salita sul Freerider è così ardua che alcune sue parti richiedono delle manovre decisamente rischiose e dinamiche come il “calcio volante” nel tratto chiamato “boulder problem”. Nel caso in cui il calcio mancasse il suo obiettivo, o il piede scivolasse all’atterraggio, il tutto si concluderebbe con un lungo volo verticale verso il basso…
Come ci racconta con le sue stesse parole, per Honnold la pratica del free solo è un’espressione di controllo e padronanza sia della disciplina del climbing che di sé stessi. Date le sue abilità e la sua incredibile audacia, potrebbe essere facile pensare che Honnold sia un automa del climbing, totalmente privo di paure o nervosismi. Ma come ammette anche a noi, durante le scalate sperimenta la paura. Non ci sentiamo di raccomandare il free climbing a nessuno (è davvero molto pericoloso), ma ci sono senza dubbio insegnamenti molto utili da imparare nel modo in cui Honnold ha calmato la propria mente per focalizzarsi sul suo obiettivo finale, senza dover pagare il prezzo estremo.
Abbiamo parlato con lui per farci dire quali sono questi insegnamenti.

1. Fare attenzione

Alex Honnold in free solo sul Scotty-Burke pitch del percorso Freerider su El Capitan a Yosemite.

Alex Honnold in free solo

© National Geographic/Jimmy Chin

La preparazione di Honnold ad una scalata in solitaria comprende una salita del percorso con le funi per poter provare i vari movimenti necessari. Come riesce a cambiare il suo stato mentale da “legato” a “non legato”? Come ci spiega, alcune scalate in sicurezza su rocce instabili e protezione non ottimale possono essere orribili. “La mia mentalità da free climbing è molto più seria e concentrata, anche se in realtà è un po’ più complicato di così; ci sono occasioni in cui essere in free solo può risultare piuttosto facile e rilassante, per esempio su terreni semplici con grandi appigli e pareti con un’inclinazione non elevata.”
“Il mio stato mentale e il mio livello di concentrazione di solito sono dettati da ciò che la scalata richiede – più la situazione è seria, più sono concentrato. In generale, il free solo è piuttosto serio, perciò sto molto attento!”, aggiunge poi.

2. Seguire il momento

Alex Honnold ripreso mentre si arrampica a Yosemite

Honnold ripreso dalla troupe del documentario

© Free Solo Movie

Pur preparando il proprio corpo in maniera intensiva in vista delle scalate più dure, allo stesso tempo Honnold ha cura di preparare anche la sua mente. “Passo molto tempo a prepararmi fisicamente e mentalmente per la scalata vera e propria – visualizzo i movimenti e li ripeto in maniera intensiva”, ci dice. Nel momento della prova vera e propria, è in grado di liberare la propria mente per arrampicarsi sugli ostacoli che ha davanti, invece che mettersi in dubbio di continuo.
“Nel giorno della scalata vera e propria non faccio nulla di particolare per entrare nella mentalità da free solo. Succede e basta. Di solito comincio ad arrampicarmi, e la natura di ciò che sto facendo mi fa entrare nella giusta mentalità”.

3. Sapere quando è meglio fermarsi

Alex Honnold affronta l’enduro corner su El Capitan durante le riprese di Free Solo

Alex Honnold affronta l’enduro corner su El Capitan

© National Geographic/Jimmy Chin

Come si vede nel documentario Free Solo, Honnold ha tentato di scalare il Freerider nel 2017 ma si è fermato a 270 metri sul lastrone chiamato Freeblast, con una tenuta di piedi molto precaria su cui è necessario appoggiarsi con l’intero peso del corpo.
“Faceva molto freddo e non mi fidavo dei miei piedi perché non riuscivo nemmeno a sentire i miei alluci. Arrivai ad una certa posizione, mi spaventai, e iniziai a “barare”, aggrappandomi con le dita ai bulloni di protezione conficcati nella parete. In parte è successo perché il mio piede era ancora gonfio a causa di un infortunio alla caviglia, e le condizioni non erano perfette. Ma in sostanza non ero ancora pronto”. Pur essendo a 300 metri dal suolo senza una fune, era comunque conscio dei suoi limiti.

4. Scegliere le proprie battaglie

Alex Honnold in free solo sul Sentinel

Alex Honnold in free solo scala il Sentinel

© Peter Mortimer

Il free climbing di Honnold porta con sé dei rischi estremi, con cui in alcuni casi ha dovuto confrontarsi da molto vicino. “Negli anni ho rischiato grosso molte volte, da qualche scivolone ad appigli che hanno ceduto sotto le mie mani o piedi. È difficile immaginare con esattezza in quali casi e quanto sia stato vicino al peggio, perché il tutto accade e si conclude prima ancora di capire cosa stia succedendo. Credo di essere stato fortunato”, ci racconta.
La fortuna è un fattore in molte situazioni, ma si può fare in modo di prendersi alcuni vantaggi, e non è un caso che molti dei free solo di Honnold siano su roccia molto dura e stabile, come il granito. “Ho sempre cercato di arrampicarmi su buone rocce”.

5. Gli piace per davvero!

I climber Tommy Caldwell and Alex Honnold durante la loro traversata del Fitz Roy, in Patagonia, Argentina, nel Febbraio 2014.

Tommy Caldwell e Alex Honnold

© Principal Media LLC

Una cosa che viene spesso dimenticata è quanto Honnold si goda i suoi free solo – perché non si tratta solamente di vincere la paura e superare gli ostacoli. Infatti ci dice che arrampicarsi senza corde, equipaggiamento o un partner può essere liberatorio, oltre che emozionante.
La risposta di Honnold alla domanda “come ci riesci?” è semplice: “La cosa forse più importante da avere è un vero e proprio desiderio di andare in free solo – gli aspetti fisici e mentali si possono affinare in una certa misura, ma se non c’è una motivazione intrinseca all’atto, allora è impossibile andare in free solo”. Messa in un’altra maniera: qualsiasi cosa facciate nella vostra vita, assicuratevi che sia proprio ciò che desiderate fare. Quando chiediamo ad Honnold come è stato coronare il suo sogno ed arrivare in cima al Freerider, non ha un momento di esitazione: “Straordinario! È stato il momento più soddisfacente che ho mai sperimentato nel climbing. È stato incredibile”.
Negli anni ho rischiato grosso molte volte, da qualche scivolone ad appigli che hanno ceduto sotto le mie mani o piedi. Sono stato fortunato.
Alex Honnold

6. Unire abilità e fiducia in sé

Alex Honnold si arrampica lungo un lastra in Free Solo

A centinaia di metri da terra, Honnold deve rimanere sempre concentrato

© Free Solo Movie; Nat Geo

Tutti sappiamo riconoscere quando abbiamo sottovalutato una situazione – nella vita, la presunzione può portare all’imbarazzo, ma a un free climber può costare la vita. Allo stesso tempo, l’insicurezza può portare a un sabotaggio inconscio dei propri tentativi (come nel caso dell’overgripping, che può portare un climber ad infortunarsi o ad affaticarsi molto più velocemente).
“La migliore strategia è una fiducia profonda e ben fondata nel sapere che siete sicuramente in grado di fare ciò che state per fare”, dice Honnold. “Non basta pensare che potete farlo, dovete sapere ad un livello fisico e razionale che il free solo che state per fare è assolutamente nelle vostre capacità".

7. La preparazione sconfigge la paura…

Alex Honnold in piedi davanti al massiccio di El Capitan

Honnold con alle spalle El Capitan

© Jimmy Chin/Free Solo Movie

Un elemento chiave dell’approccio di Honnold è la meticolosità con cui prepara le proprie scalate in solitaria, memorizzando ogni appoggio e visualizzando ogni mossa. “Cerco di fare in modo che l’incertezza sia ridotta al minimo – questo è il motivo alla base di tutto l’allenamento e la preparazione. Così anche se l’arrampicata è molto rischiosa, la posso percepire come una cosa molto certa perché mi ci sono preparato così bene. Questo è un fattore che mi aiuta sicuramente a mantenere la calma”, ci rivela.

8. ...ma chiunque può avere paura

Alex Honnold in solitaria sulla parete di El Capitan, a Yosemite

Alex Honnold

© Rainer Hosch and Jimmy Chin

Nella vita è impossibile eliminare ogni incertezza, in particolare nelle questioni di vita o di morte, e a quanto pare, persino Alex Honnold ha paura durante i suoi free solo: “Credo che il modo più semplice per affrontare la paura sia il non averla proprio. Ma quanto ho davvero paura la gestisco come fanno tutti – faccio qualche respiro profondo, provo a rilassarmi e vado avanti”.

9. Uscire dalla propria comfort zone

Un membro della troupe del documentario premio Oscar Free Solo

Un membro della troupe del documentario premio Oscar Free Solo

© Free Solo Movie; Nat Geo

Per Honnold, il free climbing è iniziato quasi per caso – da bambino era estremamente timido, e l’idea di approcciare uno sconosciuto e chiedergli di scalare assieme era più spaventosa di scalare in solitaria senza una corda di sicurezza. Con il tempo, spingendosi gradualmente fuori dalla propria comfort zone, ha imparato ad arrampicare sempre meglio.
“L’approccio psicologico che mi sento di consigliare di più alla gente è di espandere gradualmente ma con costanza la propria zona di comfort, sia nel climbing che nella vita. O per dirla più brevemente: fate cose difficili”, ci spiega.
“Credo che provando costantemente a scalare pareti sempre diverse da quelle che avete già scalato – che siano più alte, più complicate, in condizioni meteo avverse o su tipi di roccia diversi – continuerete ad imparare e a migliorare”.

10. Padroneggiare sé stessi

Alex Honnold durante la scalata del percorso Passage to Freedom nello Yosemite National Park.

Da qui è tutta in discesa…

© Austin Siadak

Il sogno di Honnold di scalare El Cap in free solo può insegnarci una lezione su come esercitare corpo e mente assieme. “Credo che il concetto di padronanza di sé si possa certamente applicare anche alla vita di tutti i giorni, e nel climbing molto ha a che fare con il regolare le proprie emozioni e far lavorare in armonia corpo e mente. Penso che questi siano tutti insegnamenti che possono essere d’aiuto nella vita di chiunque”, ci rivela. “Anche se non penso che il climbing sia unico in questo aspetto – sono certo che le stesse lezioni si possano apprendere con la meditazione, o persino in uno sport come il tennis!”.
Potete guardare Alex Honnold in azione nel documentario Free Solo in streaming.
Scoprite anche come la Honnold Foundation porta l’energia solare in varie comunità in giro per il mondo.