Il corpo umano può essere una creazione paradossale. C'è una gamma completa di limitazioni fisiologiche, come la frequenza cardiaca massima o l'assorbimento massimo di ossigeno, che non possiamo superare. Ma d'altra parte raggiungiamo le nostre migliori prestazioni atletiche esattamente a questi limiti. Se consideriamo le diverse corporature – dal poco allenato al culturista, dal sedentario allo sportivo, fino ai mountain runner professionisti come il turco Ahmet Arslan – ne deduciamo che si tratta di un’esperienza individuale per il corpo e la mente. Anche questo è il Red Bull 400, che in Italia si svolgerà il primo luglio a Predazzo, in Val di Fiemme.
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The upside of physical exhaustion
The upside of physical exhaustion
Il processo di adattamento a questo tipo di sforzo si differenzia in base al fisico. Il temporaneo respiro corto all'inizio di un esercizio o la forte pulsazione nella carotide a causa di improvvisi cambiamenti nella frequenza cardiaca sono sensazioni sporadiche e talvolta sgradevoli, ma sopportabili.
Se queste sensazioni si intensificano appaiono le caratteristiche dell'esaurimento fisico. Ogni sistema – come la respirazione, la circolazione del sangue o l’apporto di energia – è diverso nella velocità, dall'uno all'altro. Una volta sincronizzati (per esempio il tasso di flusso sanguigno è in equilibrio con l’apporto nutrizionale) l'esercizio comincia a essere divertente e i sintomi di esaurimento sembrano svanire, almeno temporaneamente.
Questi processi richiedono tempo: un intervallo di tempo che varia da un individuo all'altro, anche se nella maggior parte dei casi ancora più a lungo di quanto richieda uno sprint in salita di 400 metri. Quando gli atleti del Red Bull 400 entrano nella loro modalità ad alte prestazioni e cominciano la loro sfida di 140 metri di dislivello in 400 metri tutto nel loro corpo va letteralmente in “overdrive”. Tutti gli atleti al via sono ben consapevoli della forza di volontà e della resistenza di cui avranno bisogno nei prossimi minuti e così fanno i loro organismi. Il sistema respiratorio e la circolazione sanguigna rispondono con un brusco aumento di ossigeno e sangue. Con una media massima di 181 bpm (battiti al minuto) i cuori battono tre volte rispetto alla velocità normale circa 50 metri dopo la partenza e pompano nelle vene fino a 40 litri di sangue al minuto, quasi otto volte l’apporto normale.
La mentalità è alimentata dalla motivazione, dall'eccitazione e dalla competizione e l’adrenalina inonda il corpo. Con ogni grado di pendenza – ognuna delle 14 prove del Red Bull 400 presenta una pendenza media di 37º (75%) – le lotte multiple all'interno di un atleta si intensificano: nessun equilibrio in vista, soltanto uno sforzo sempre più grande per soddisfare la domanda infinita di ossigeno e di molecole che trasportano energia. «Perché è così ripida che puoi correre solo 100 metri, dopo di che dovrai salire. È solo 400 metri, ma lo sforzo è troppo. Dopo la corsa tutti i muscoli sono tesi, il respiro è veloce e l'acido lattico è altissimo», spiega Arslan, vincitore finora di 11 gare al Red Bull 400.
In questo estremo stato di costante carenza gli atleti imparano sicuramente a conoscere i limiti umani, ma soprattutto imparano ciò che è possibile. Per tutti coloro che cercano questa sensazione il Red Bull 400 è sicuramente la gara perfetta.
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