Prima del trasferimento più costoso della storia del calcio fino a oggi (il Paris Saint-Germain pagherà la clausola rescissoria da 222 milioni di euro al Barcelona). Prima del tridente più forte e prolifico del mondo: “La Pulce”, “Il Pistolero” e “O Ney”. Prima della Medaglia d'Oro a Rio2016 conquistata da protagonista assoluto con la sua Nazionale Olimpica. Prima del Brasile, del Paris Saint-Germain, del Barcellona e del Santos. Prima, molto prima di tutto ciò, c'era un bambino brasiliano che ha cominciato a tirare calci a un pallone come fa la maggior parte dei suoi giovanissimi connazionali, non certo in un campo da calcio regolamentare ma semplicemente per le strade del Brasile.
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Alla ricerca di Neymar
Le origini del fuoriclasse brasiliano raccontate dal suo scopritore Betinho e dal padre, Neymar Sr
Il suo primo allenatore Betinho e suo padre Neymar Sr ci avevano raccontato un po' di tempo fa che bambino era Neymar Jr. Un bambino come tanti altri, ma con una dote speciale, “La ginga”, che gli consentiva e gli consente tuttora di muoversi sul terreno di gioco come se danzasse. Perché Neymar in campo è un film d'animazione in 3D: per questo abbiamo deciso di chiamare la nostra storia “Alla ricerca di Neymar”:
In Brasile tutti i bambini iniziano prestissimo a giocare a calcio per strada, è nel nostro DNA.
Il Quartiere
Il quartiere in cui Neymar Jr è cresciuto non sembra rispecchiare lo stereotipo delle pericolose favelas a cui pensiamo tutti quando parliamo del Brasile più povero e “popolare”. Le strade del suo vicinato sono quasi completamente avvolte da tralicci e cavi dell'alta tensione, un’elettricità che forse si trasmette alle miriadi di campetti da calcio improvvisati che popolano la zona, o che potremmo definire semplicemente “Magia Brasiliana”.
Bambini scalzi corrono per le strade calciando un pallone sgonfio. Il più piccolo di loro lo fa molto meglio di chiunque altro. Adolescenti un po' sfacciati vanno in bicicletta a due a due. Le macchine procedono piano, i finestrini abbassati e l’hip hop brasiliano che pompa nelle casse. Queste strade sono vive e sono le stesse strade in cui Neymar è cresciuto: «Vivevamo qui quando questo quartiere non era ancora sviluppato», dice il padre di Neymar. «Era un quartiere disagiato. Quando abitavamo qui esisteva una discarica dove praticamente tutta la città gettava la spazzatura. Era il 2000, noi siamo vissuti qui fino al 2008 finché mio figlio è diventato un professionista. Vivevamo in questa comunità condividendo tutte le sue difficoltà ogni singolo giorno».
La casa del Neymar bambino si trova lungo una strada tranquilla dietro il Projeto Instituo de Neymar Jr, ad alcuni isolati di distanza dalla “famosa” discarica. Stranamente qui, nonostante la fama mondiale di Neymar, non ci sono segni di alcun genere del talento brasiliano: né bandiere, né omaggi alla sua carriera. Il quartiere non è proprio decrepito, appare piuttosto come un caotico agglomerato di materiali edili diversi e di edifici disarmonici poco omogenei. È illuminato da una luce dorata e polverosa che sembra scendere sull’intera città di Praia Grande, con le sue spiagge lunghe e le sue foreste rigogliose che coprono la vallata fino a scendere verso São Paulo.
Gli inizi
Come ha fatto un ragazzino di nome Neymar Jr a passare dalle strade di Praia Grande ai grandi stadi di tutto il mondo? «Lo abbiamo incoraggiato sempre a inseguire i suoi sogni fin da piccolissimo», dice il padre. «Ha firmato il primo contratto a 12 anni. In quel momento ho intuito che avrebbe intrapreso la carriera di calciatore anche se quel contratto prevedeva semplici sessioni di allenamento con la squadra, non partite ufficiali». Ma prima del contratto, prima degli scarpini “seri” e della maglia con il suo nome sulla schiena Neymar era come tutti gli altri bambini. Più o meno.
«È sempre stato un bambino sereno come tutti gli altri bambini. Innocente e con tanta voglia di divertirsi e di giocare, quasi sempre con un pallone. Io e mia moglie abbiamo lasciato che Neymar e sua sorella crescessero normalmente, lasciando loro la scelta di come essere felici. Lui da bambino voleva essere Superman o uno dei Power Rangers: era iperattivo, ma devo dire che lo è anche oggi», racconta Neymar Sr.
La scoperta del talento
Come per la maggior parte dei bambini l’immaginazione di Neymar correva veloce, molto veloce. La maggioranza dei bambini non aveva la percezione di brillare come una stella quando giocava a calcio: il suo rapporto speciale con il pallone iniziò a soli 3 anni e come ogni attività (dal camminare al parlare) si perfezionò via via con la crescita. L’uomo che scoprì Neymar Betinho, disse di aver notato la sua abilità dal primo momento in cui lo vide toccare la palla: «La prima volta che ho visto Neymar giocare è stato nel 1998 durante una partita di calcio in spiaggia a São Vicente», racconta Betinho. «Ho notato un bambino di sei anni correre e attirare la mia attenzione per la sua abilità, agilità, coordinazione motoria, grazie alle quali non aveva timore di affrontare nessuna caduta che in quella situazione e a quell'età avrebbe potuto causargli qualche frattura».
La gioia in un campo di calcio
Ha sicuramente aiutato il fatto che anche suo padre fosse un calciatore, nonostante Neymar avesse già di suo l’agilità e le “skills” giuste, sommate a un amore sconfinato per il pallone: «Il campo da calcio è la sua gioia: se gli date un campo, lui sarà felice», dice il padre. «Non importa dove si trovi, se in Brasile o altrove, l’importante è che lui sia felice. E noi cerchiamo di stargli vicino più che possiamo». Tanto è il suo amore per questo sport da aver fondato un torneo Cinque contro Cinque chiamato Neymar Jr’s Five. Anche e soprattutto il Brasile ha contribuito a rendere Neymar il giocatore che è oggi. Come ha detto il suo primo allenatore Neymar gioca con la cosiddetta “ginga”, lo swing brasiliano, uno stile ritmico del tutto particolare.
«Tra tutti i ragazzi che ho seguito nessuno aveva ciò che ha Neymar. La velocità, la “ginga”, è qualcosa che hai nel tuo tessuto biologico, la facilità di confondere l’avversario, dribblare, muovere il corpo. Ha questa “cosa”. Sangue brasiliano, insomma».
Un’istituzione per il quartiere
C'è però dell'altro in Neymar e va oltre il Brasile, inteso come Paese e Nazionale calcistica: «I valori in cui crediamo qui all'Instituto sono il rispetto, il lavoro di squadra e l’amore reciproco. E Neymar ha sempre fatto suoi tutti questi valori», conferma Betinho. Questa è la ragione per cui Neymar ha aperto l’Instituto Projeto de Neymar Jr nel quartiere in cui è cresciuto. Il padre di Neymar afferma: «Voleva offrire questo alla comunità, dove le persone vivono per migliorare la loro realtà, magari anche di poco». L'elettricità, l'alta tensione, la “Magia Brasiliana” possono continuare a esistere.
Non ci sono dubbi sul fatto che Neymar abbia ricevuto un “dono”, come è vero che uno come lui è “One in a million”. Non sarebbe però diventato il giocatore che è oggi senza la forza del suo Paese alle spalle, senza quell' “energia elettrica”, ma soprattutto senza tutte quelle ore di palleggi, tiri e rovesciate per le strade di Praia Grande.

