Max Verstappen e Charles Leclerc durante il GP d'Arabia Saudita 2022
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F1

Terruzzi racconta: F1 & Endurance, due fronti per il futuro della Ferrari

Tra Sebring e l'Arabia il Cavallino affronta una corsa doppia. Colma di significati.
Di Giorgio Terruzzi
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Il fine settimana in arrivo è interessante. Doppiamente. Si corre in Arabia, su una pista da brividi, non solo causa velocità media, elevatissima. È il secondo GP della stagione e un po’ tutti cercheremo di capire se in Bahrain abbiamo avuto un vero assaggio di ciò che accadrà lungo l’intero campionato o se abbiamo visto qualche miraggio. Il tema coinvolge soprattutto la Ferrari, reduce da un esordio deludente, da giornate molto problematiche a Maranello, con qualche defezione (Sanchez, responsabile del progetto vettura, dimissionario; Mekies, numero due di Vasseur, intenzionato ad andarsene) e qualche frizione precoce tra il nuovo team principal e il vertice dell’azienda. Non solo: scatta a Sebring una edizione del Mondiale Endurance di straordinario interesse, con una sfida tra grandi costruttori che punta a riportare questo campionato ai fasti degli anni Settanta. Sfida che vede coinvolta, dopo mezzo secolo, proprio la Scuderia. C’è una vettura al debutto, siglata “499P” (due esemplari in corsa), sulla quale pesano ambizioni e progetti futuri potenzialmente molto rilevanti. Il progetto è stato sviluppato con Dallara sul fronte progettazione vettura, c’è un motore griffato Cavallino, la gestione in pista è affidata alla piacentina AF Corse. Dunque, una sorta di riassunto di molte competenze emiliane per una scommessa ardua, data la stoffa della concorrenza, a cominciare da Toyota e Porsche. Destinata però ad accumulare attenzioni, soprattutto in caso di vittoria alla 24 Ore di Le Mans del centenario, corsa leggendaria al punto da offrire una occasione capace di raddrizzare ogni bilancio stagionale.
Due fronti, insomma, solo all’apparenza lontani per rilevanza; due macchine rosse, diverse nell’anima e nel carico di responsabilità, i cui destini possono incidere moltissimo sulle scelte future della Ferrari. Non è il caso e nemmeno il momento di cercare interpretazioni o di prefigurare visioni future. Di sicuro, da una parte c’è un universo faticoso, quello della F1, connesso ad una scadenza, anno 2026, a sua volta collegata ad una serie di accordi sportivi e finanziari che verranno fissati dal nuovo Patto della Concordia, l’accordo che regola diritti e doveri tra i team; dall’altro c’è un campionato mondiale che rinasce con la speranza che si ponga come alternativa eccitante proprio ai Gran Premi, così come accadeva in un tempo magnifico e ormai lontano. Sono questi i due ingredienti che hanno composto il mito-Ferrari e sarà interessante seguire gli sviluppi di una scelta che punta anche su un ciclo di corse per certi versi alternativo alla Formula 1, il cui peso, comunque la si guardi, la si pensi, resta dominante. Non solo al presente.
La Scuderia modenese è l’unica ad aver partecipato a tutte le edizioni del Mondiale, dal 1950 ad oggi. Sono i Gran Premi a rappresentare la vera ribalta motoristica, da sempre. Ed è da questa competizione che Ferrari riceve, oltre ad introiti assai rilevanti, altissima tecnologia, immagine, smalto. Il Mondiale Endurance, esistito ed esistente, in realtà non può rappresentare una alternativa. Piuttosto, credo, un compendio, una emanazione secondaria e funzionale, anche nel caso in cui la Ferrari decida di implementarlo maggiormente. Ciò che conta, conterà, riguarda la F1, l’ambito nel quale soffrire cercando gioia in una stratosfera tecnologica senza paragoni, in una tradizione immutabile.