Arthur Leclerc è l’ultimo, per cronologia. Fratello di campione conclamato, dotato di ambizione e passione, pronto a cercare una strada propria nel motorismo. Nello specifico, attraverso la Ferrari Driver Academy che lo ha accolto per farlo crescere al meglio, dopo due stagioni promettenti in F4: tre vittorie e una quantità di piazzamenti da podio nei campionato francese e tedesco. Correrà in Formula Regional, vale a dire una F3 depotenziata. Vedremo come se la caverà, pur considerando gli inevitabili confronti con Charles, maggiore di tre anni (14 ottobre 2000 contro 16 ottobre 1997), illuminato da un talento strepitoso.
Dunque, un inizio di avventura, la cui genesi a quanto assicurano a Maranello, non ha alcuna relazione con il contratto quinquennale appena siglato dal fratello con il Cavallino. Anche perché Arthur ha come manager l’altro Leclerc, Lorenzo e non Nicolas Todt, che segue Charles. Il quale nei confronti di Leclerc junior si comporta esattamente come Jules Bianchi si comportò con lui: una vera nave scuola, affettuosa e preziosissima.
La faccenda è clamorosa, dato il cognome. Fa venire in mente, per analogia cronologica se non altro, l’accoppiata Marc e Alex Márquez alla Honda MotoGP, fresca e discussa pensando più che altro al minore dei due ragazzi spagnoli, accostato a Sua Maestà non solo nella stessa disciplina ma con identica moto, cosa che renderà certamente arduo il cammino di Alex, al netto di ogni opportunità, di ogni atteggiamento protettivo.
Del resto, il tema “fratelli da corsa” costituisce curiosa ricorrenza nella storia. Vado a memoria: Emerson e Wilson Fittipaldi, campionissimo il primo così così il secondo (144 GP, due titoli mondiali nel 1972 e ’74 con 14 vittorie Emerson; nemmeno un podio su 36 GP per Wilson); Vittorio e Tino Brambilla (74 GP e una vittoria per il primo; un Gran Premio clamorosamente mancato con la Ferrari per Tino, anno 1969); Jody e Ian Scheckter (112 GP, 10 vittorie e titolo mondiale 1979 per Jody; 20 partecipazioni senza risultati utili per Ian); Gilles e Jacques Villeneuve Senior (Gilles era Gilles, 6 vittorie leggendarie con la rossa; Jacques, omonimo del figlio di Gilles, disputò solo tre corse senza fortuna); Teo e Corrado Fabi (64 GP, tre pole e due podi per il primo; solo 18 partecipazioni in F1 per Corrado che comunque fu campione europeo di F2 nel 1982).
Gli unici fratelli vincenti in F1 furono Michael e Ralf Schumacher (91 vittorie e 7 titoli per Michael; 6 vittorie per Ralf); gli unici fratelli al volante di monoposto Ferrari furono Ricardo e Pedro Rodriguez. Cinque GP e un quarto posto per Ricardo, tra il 1961 e il ’62, prima di morire durante le prove per la gara di casa, in Messico (1 novembre 1962); una carriera lunga e brillante per Pedro, campionissimo con le Sport Prototipi, due successi in F1 con Cooper e BRM, otto GP con la Ferrari sparsi tra il ’64 e il ’69. Morto guidando una 512M di Maranello in una gara Interserie al Norisring, Germania l’11 luglio 1971.
Forse – quasi sicuramente – sto dimenticando qualche altra coppia. Mi vengono in mente i due Warwick (ma a differenza di Derek, il povero Ross morì prima di approdare in F1) e sto qui a vagare tra libri e memoria come un bamba, inutilmente, peraltro. Perché, in definitiva, la ricerca in archivio produce un risultato buono comunque, vale a dire che spesso – se non sempre – uno dei due emerge come figura dominante mentre l’altro come figura più sofferente.
Forse accade qualcosa del genere in ogni campo, soprattutto se uno dei due mostra doti eccelse. Il che non significa nulla. Anzi, Arthur Leclerc ha l’occasione per smentire proprio questa statistica. Non sarà facile: nella sola Academy trova gente dal cognome illustre come Mick Schumacher, Giuliano Alesi ed Enzo Fittipaldi, oltre ad altri cinque ragazzini di talento. Per non parlare di Charles che guiderà una delle due Ferrari disponibili nei prossimi cinque anni. Buon vento!