Ogier tra le nuvole in Sardegna
© @World / Red Bull Content Pool
WRC

Guida da pazzi al Rally di Sardegna

Le cose essenziali da sapere, e qualche chicca di storia, sull'appuntamento italiano del WRC
Di Red Bull Team
7 minuti di letturaPubblicato il
Viaggiare sulle strade del Rally d’Italia, al fianco di un sei volte campione del mondo. È una delle avventure vissute quest’anno da Irene Saderini, che potrete veder raccontata in Drive Me Crazy, il format targato Red Bull Media House in onda tutti i mercoledì dal 13 novembre su Motor Trend, canale 56 del digitale terrestre.
Difficile poter vivere un’esperienza analoga. Ma se volete arrivare comunque preparati alla visione del programma, o magari addirittura state pensando a una gita in Sardegna per la prossima edizione, ecco una breve guida all’evento, tra info pratiche e curiosità storiche.

Le basi: cosa, dove, quando

Il Rally di Sardegna è un evento inserito nel calendario del Mondiale WRC dal 2004, anno in cui prese il posto del Rally di Sanremo quale tappa italiana del Campionato.
Si corre da sempre nel nord dell’isola, con la sede del parco assistenza ospitata inizialmente a Olbia, e che si è poi spostata dal 2014 ad Alghero. Alghero, e in particolare l’ex pista da cross di Ittiri, è anche teatro della spettacolare Super Special Stage che da qualche anno dà il via al rally al giovedì sera. Il sole, il mare e gli scenari delle stradine sterrate e tortuose che si snodano nei territori del Sassarese arrampicandosi su per i monti affacciati sul Golfo dell'Asinara, regalano un’ambientazione suggestiva che poche altre tappe del Mondiale WRC possono offrire.
La mappa del Rally Sardegna 2019

La mappa del Rally Sardegna 2019

© wrc.com

E sono un’ottima scusa per convincere anche la compagna o l’amico meno appassionato a programmare una gita nel mezzo del Mediterraneo: l’attuale collocazione in calendario, a giugno (dal 13 al 16 nel 2019, dal 4 al 7 nel 2020), permette di godere al meglio del soggiorno nell’isola.
Per tutti questi motivi, il Rally di Sardegna è anche uno dei più amati dai protagonisti del WRC, che pure si trovano ad affrontare prove molto impegnative su sterrati stretti, costeggiati di cespugli, alberi e rocce (queste ultime spesso coperte da un infido strato di sabbia) che lasciano pochissimi margini di errore, oltre a immense nuvole di terra al passaggio di ogni auto. Senza contare il clima, che può facilmente arrivare a toccare i 30 gradi: un fattore che non solo complica la vita degli umani chiusi nei loro abitacoli, ma sottopone anche a ulteriore stress motori, trasmissione e pneumatici. Non è raro insomma che il Rally di Sardegna, al pari e forse più di altri appuntamenti del calendario WRC, si riveli una vera e propria lotta per la sopravvivenza. E non è forse neanche un caso che il Rally di Sardegna 2019 sia stato l’unico a premiare un outsider, Dani Sordo, in un Mondiale dove la triade Tanak-Neuville-Ogier si è spartita tutto il resto.

Il punto da non perdere

Micky’s Jump. Se chiedete a cento appassionati quale sia il punto migliore per assistere al Rally di Sardegna, probabilmente avrete una sola risposta: Micky’s Jump, uno dei passaggi più iconici dell’intero calendario WRC, forse il salto più famoso del Mondiale. Inserito nella Speciale di Monte Lerno, prevede solitamente un doppio passaggio, al mattino e al pomeriggio.
Le macchine volano alte e lunghe su una strada che precipita letteralmente sotto di loro, mentre ad attenderle all’atterraggio c’è una secca curva a sinistra, giusto per non rischiare di annoiarsi.
Narra la leggenda che il Micky’s Jump abbia letteralmente salvato il Rally di Sardegna. La prima edizione, nel 2004, era stata accolta tiepidamente da tifosi e addetti ai lavori, orfani delle strade di Sanremo che per 30 anni avevano ospitato il rally d’Italia, e poco esaltati da un percorso che in effetti non aveva regalato particolari emozioni.
L’anno successivo gli organizzatori si convincono che serva un passo avanti in termini di spettacolo: “Il primo anno le macchine sfilavano ma non c’era movimento, si vedeva che mancava qualcosa. Era proprio la terra a suggerire la soluzione, bastava assecondare l’andamento della strada. Quando gli organizzatori vennero a parlarmi avevo già quel salto in testa.” A raccontare è Michele Carta, all’epoca Responsabile dell’Ente Forestale del comune di Pattada, coinvolto appunto nel 2005 dal comitato organizzatore del rally, dal momento che nessuno conosceva quanto lui quel territorio e quel tratto di strada tra Sa Conchedda e Su Filigosu, individuato per innestare una dose di adrenalina sul corpo ancora esile del neonato rally. Ed è proprio lui il Micky da cui prende nome il salto, anche se girano voci infondate che legano quel nome a Miki Biasion. Da allora, molti altri passaggi spettacolari e suggestivi si sono aggiunti al percorso del rally, ma nessuno ha sostituito il salto di Micky nel cuore degli appassionati.
Neuville sul Mickys Jump con la Fiesta RS WRC 2013

Neuville sul Mickys Jump con la Fiesta RS WRC 2013

© McKlein/Red Bull Content Pool

Alla fine tutti in acqua

Se invece preferite restare ad Alghero, per vivere lo show della citata Super Special Stage inziale e poi vivere l’atmosfera e l’adrenalina del parco assistenza, il momento che non potete perdervi è la cerimonia del podio, alla domenica pomeriggio: tradizione vuole infatti che, dopo la consegna dei trofei e gli inni nazionali, tutto si concluda con il tuffo del team vincente nel porto della cittadina sarda. Cui volendo potete anche unirvi.
Il tuffo di Dani Sordo, vincitore 2019

Il tuffo di Dani Sordo, vincitore 2019

© Jaanus Ree/Red Bull Content Pool

Un rally sostenibile

Tra i risultati raggunti dal Rally di Sardegna, uno di cui gli organizzatori vanno particolarmente fieri sono le tre stelle assegnate nel 2018 dalla FIA, la Federazione internazionale, a certificare la massima compatibilità ambientale della manifestazione organizzata dall’Automobile Club d’Italia.
Il FIA Action Environment premia il programma messo in atto dall’Aci, e che ruota attorno a tre elementi chiave:
  • il programma formativo “WRC nelle Scuole”, svolto negli istituti primari e secondari dei Comuni coinvolti dal Rally Italia Sardegna, con eventi di sensibilizzazione sul tema della sostenibilità ambientale per trasformare i ragazzi in “tutor ambientali”.
  • l'attenta gestione dei rifiuti, con azioni specifiche sulle modalità di trattamento e di riciclo, unitamente a un piano di sensibilizzazione degli utenti coinvolti dalla manifestazione sportiva.
  • il monitoraggio delle emissioni nocive con il calcolo del Carbon Footprint: i dati ricavati sono stati analizzati anche con il contributo degli studenti coinvolti nel programma “WRC nelle Scuole”.
L’appuntamento italiano è diventato così un vero e proprio modello di eccellenza per tutte le gare del calendario WRC.
Per chi poi volesse andare oltre l’attualità e i suggestivi panorami della Sardegna, ecco un paio di curiosità storiche sul rally d’Italia.

In principio fu il Sestriere

Non tutti sanno che, prima del Rally di Sanremo 1973 (ufficialmente il primo rally d’Italia del neonato WRC), ci furono altre due edizioni del Rally d’Italia, valide per quello che all’epoca si chiamava ICM: International Championship for Manufacturers, un campionato automobilistico per case costruttrici di vetture da rally organizzato dalla Federazione Internazionale dell'Automobile. Fu organizzato per tre stagioni, dal 1970 al 1972, e nelle prime due vi fu appunto una tappa italiana nata dalla fusione tra Rally di Sanremo e il rally del Sestriere, chiamata non a caso Rally Sanremo-Sestriere. Si trattava delle due gare di rally di più solida tradizione nel nostro paese: il Rally di Sanremo fu corso per la prima volta addirittura nel 1928, mentre la prima edizione del Sestriere risale al 1950.
Curiosità nella curiosità: tra i nomi che compaiono nell’albo d’oro del rally del Sestriere, accanto a Villoresi e Ascari, Fiorio e Munari, c’è anche quello di Mario Poltronieri, indimenticata (almeno da chi ha una certa) voce della F1 in Italia per oltre 20 anni, da inizio anni ‘70 a metà anni ‘90, e prima ottimo pilota automobilistico, tanto da correre 4 edizioni della Mille Miglia e vincere appunto, al fianco di Gino Valenzano, il Rally del Sestriere 1952. Il suo regno però era Monza, dove stabilì 12 record di velocità sulla Sopraelevata dell'Autodromo.

In Italia la prima volta di una donna

Tra le edizioni indimenticabili del Rally d’Italia, impossibile non citare quella del 1981. Nella stagione che segnò l’inizio dell’età dell’oro dei rally, con l’esordio della rivoluzionaria Audi Quattro, la vittoria nella tappa italiana andò alla francese Michèle Mouton, proprio al volante di una Quattro: fu la prima vittoria di una donna in una gara valida per un Mondiale automobilistico, vittoria per di più tutta al femminile, visto che al fianco di Michèle sedeva in veste di co-pilota l’italiana Fabrizia Pons. La coppia avrebbe vinto altri 3 rally nel 1982, stagione in cui sfiorò anche il titolo mondiale chiudendo al secondo posto dietro Walter Röhrl.