Runimalz
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Runimalz: una corsa fra videogame e realtà
Perché il racing game di Xplored fa bene a tutti i videogiocatori
Di Emilio Cozzi
5 minuti di letturaPublished on
Vero, avrei potuto scrivere del mio primo contatto con Mass Effect: Andromeda anche al di là dei suoi rapporti con gli astronauti veri. Lo farò quando il gioco l’avrò bell’e digerito perché la nuova epopea griffata BioWare merita una degustazione lenta. E comunque fra qualche riga troverete un breve excursus sulle sue due Collector’s edition. E vero, sarei potuto tornare su Horizon: Zero Dawn, su Niohoppure su Nier: Automata, come spiegato qui uno scrigno anche più ricco di quanto Yoko Taro mi avesse anticipato. Insomma, avrei potuto dedicare queste righe a qualcuno dei tanti titoli che hanno reso l’ultimo mese uno dei migliori a memoria di gamer.
Ma la tentazione di parlare di Runimalz è stata troppo forte. Runi che? Runimalz, il nuovo progetto di Xplored prodotto da 505 Games e distribuito in esclusiva da Gamestop qualche giorno fa. Ma diamine, è rivolto a un pubblico di giovanissimi. Sono d’accordo solo in parte. Per quanto la sua estetica cartoonesca e la sua cornice narrativa – il solito scontro per dominare il cosmo a suon di corse al foto finish - ammicchino al pubblico meno cresciuto, gli aspetti interessanti del progetto sono numerosi e vanno oltre il valore intrinseco del gioco. Anzitutto perché Xplored è uno studio italiano, con sede a Rapallo per la precisione, e ha curato tutto il processo di sviluppo di Runimalz affidandone la produzione a 505 Games, la divisione publishing di Digital Bros piccolo grande colosso del “game in Italy”.
Per quanto possa sembrarvi un discorso da addetti ai lavori permettetemi una breve riflessione sulla nostra industria del pixel: il fatto che una multinazionale del videogioco come Digital Bros, con cuore e radici milanesi, dopo aver acquisito parte di Ovosonico e tutta Kunos Simulazioni confermi la propria volontà di investire nell’eccellenza italiana – e metteteci dentro pure Redout, fresco di Drago d’oro e pronto a sbarcare su console – ebbene, che un’azienda italiana investa su virgulti nostrani perlopiù dediti alla produzione rivolta al pubblico è un segno di grande sensibilità e fiducia per i nostri game developer. Significa, auspico, che chi lavora bene e soprattutto è capace di sfruttare sinergie al momento opportuno può cominciare a giocare le partite che contano.
Un altro elemento interessante di Runimalz è la sua volontà di fondere tendenze e passioni diverse del pubblico: per dovere di sintesi si direbbe che è annoverabile fra i “toys-2-life”, quell’ibridazione fra gioco e giocattolo che in Skylanders, Disney Infinity e negli Amiibo ha avuto i suoi progenitori. E, ahi loro, anche esempi di come l’idea di combinare simulazione digitale e gadget fisici abbia conosciuto tempi migliori.
Nel suo starter pack Runimalz si presenta con un supporto ad hoc che grazie alla tecnologia proprietaria Playbrid si connette senza fili a dispositivi portatili iOS e Android. Poi implementa l’esperienza con 100 livelli di gioco e con una corposa quantità di eventi online, compresa la possibilità di sfidare i propri amici testa a testa: è un gioco di corse con approccio arcade che titilla la smania collezionistica dei suoi fruitori e li incentiva facendo loro potenziare i bolidi-creature di cui inscena le competizioni. Sembra prendere i Pokémon per aggiungerci l’ampia possibilità (ri)configurativa di Lego Dimensions, forse l’unico fra i toys to life con un futuro non ancora alle spalle.
C’è di più: le due facce del gioco, la sua dimensione fisica e quella fruibile via app, sono fruibili separatamente in modo che il godere di una non implichi per forza l’altra. E se permettete questo è un gran bel gesto nei confronti dei giocatori e del loro portafogli. Come e se Xplored sarà in grado di capitalizzare il potenziale della sua creazione è ancora tutto da dimostrare, ma in questo senso sono incoraggianti la personalità e la sensibilità del suo editore, molto attento a progetti non pantagruelici, ma di indiscutibile qualità. E basti pensare ai giochi pubblicati negli ultimi 3 anni, da Abzû e Adr1ft fino a Virginia, Brothers: a Tale of Two Sons, Rocket League e Assetto Corsa. Rimane l’intuizione in quanto tale, che mi permette di tornare alle due edizioni da collezione di Mass Effect: Andromeda.
Annunciate a novembre scorso la Nomad RC Vehicle Collector’s Edition e la Nomad Diecast Model Colletor’s Edition hanno due elementi in comune: entrambe sfoggiano una riproduzione in scala 1:18 del rover usato per scorrazzare sulla superficie dei pianeti esplorabili che nella prima versione è radiocomandato. Ed entrambe non contengono il gioco. La stessa cosa era successa alle edizioni per collezionisti di Resident Evil 7 e di Battlefield 1, ricche di diorami e fantasmagoriche action figure, ma orfane della portata principale: il videogame. Quasi a ribadire quanto la brama del fanatico debordi oltre la voglia di buttarsi nell’universo digitale e lo contagi nella vita reale.
Il gioco sarà di certo acquistato a parte. Corredarlo con una Nomad controllata via telefono non fa che rafforzare il rapporto del videogiocatore con il suo universo digitale prediletto, di cui – come per le t-shirt dei gruppi rock – è bene possedere anche oggetti capaci di raccontare una passione. Meglio, una identità. A questo punto non rimane che aspettare che le due pulsioni siano sovrapposte. Detto altrimenti: perché non aggregare l’impeto collezionistico di un gioco fisico, basato su modellini molto elaborati e personalizzabili, a un’esperienza che nel digitale trovi il suo completamento? Qualcosa come Anki Drive, per esempio, l’evoluzione delle piste Polistil.
O per certi versi anche qualcosa che sviluppi l’intuizione di usare una console di gioco in modo diverso, proprio come sta tentando di fare Nintendo con Switch. Qualcosa di nuovo e altrettanto coraggioso che mi piacerebbe non poco fosse fatto in Italia. Tipo dal prossimo Runimalz, per dire.
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